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Roma, Teatro Vascello: “Uccellini”. La nostra recensione

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Roma, 11 Ottobre 2024
“Uccellini”, andato in scena al Teatro Vascello, si configura come un’opera di rara intensità, capace di esplorare le profondità dell’animo umano attraverso un linguaggio scenico che fonde simbolismo, drammaturgia contemporanea e una sofisticata estetica visiva. Sotto la guida della regia di Lisa Ferlazzo Natoli e Alessandro Ferroni, lacasadargilla propone una rappresentazione in cui il tangibile si intreccia con l’evanescente, trasportando il pubblico in una dimensione sospesa tra il reale e l’onirico. Il testo di Rosalinda Conti si distingue per una scrittura profondamente radicata nella tradizione del teatro psicologico, arricchita da una componente simbolica che richiama la classicità tragica. La drammaturgia evoca suggestioni mitiche, con la natura e il bosco che diventano veri e propri protagonisti, capaci di plasmare l’ambiente e influenzare il corso delle vicende umane.

Il bosco, rappresentato come un luogo ambiguo e liminare tra la vita e la morte, contribuisce a costruire un’atmosfera sospesa e carica di tensione. L’ambientazione, una casa immersa in un bosco quasi vivente, riflette il desiderio della regia di esplorare l’intimità familiare come campo di battaglia emotivo, rivelando tensioni e segreti inaspettati. Al centro della vicenda, due fratelli e un’ospite si confrontano con la perdita e il passato, mentre le presenze degli uccelli impagliati sembrano incarnare memorie intrappolate nel tempo. Le interpretazioni degli attori hanno evidenziato un lavoro recitativo di straordinaria profondità, caratterizzato da un uso consapevole dello straniamento brechtiano, che ha permesso di mantenere un delicato equilibrio tra coinvolgimento e distacco critico. 

Gli attori sono riusciti a esplorare le sfumature emotive dei personaggi, offrendo una rappresentazione vibrante e carica di pathos. La direzione sonora di Alessandro Ferroni, coadiuvata dal disegno del suono di Pasquale Citera, ha dato vita a un paesaggio acustico di grande suggestione, perfettamente integrato nella drammaturgia. I suoni del bosco, il cinguettio degli uccelli impagliati e le sonorità evanescenti hanno contribuito a costruire un universo sonoro che non si limita a fare da sfondo, ma si trasforma in un vero e proprio personaggio, una presenza invisibile che permea l’intera messa in scena. Unica nota dolente: l’amplificazione delle voci. L’impiego dei microfoni sugli attori è apparso superfluo in un teatro come il Vascello, dove l’eccessiva amplificazione sonora ha compromesso il timbro graffiato e la naturale espressività delle voci. In tal modo, si è rischiato di sacrificare la complessità delle sfumature vocali, elemento essenziale per preservare l’intensità della performance teatrale, favorendo un risultato acustico artificiale e distante.

Gli ambienti visivi curati da Maddalena Parise hanno aggiunto un ulteriore strato di complessità, suggerendo una dimensione altra in cui ogni elemento scenico diventa parte di un dialogo più ampio tra reale e immaginario. La narrazione non lineare, tipica delle produzioni di lacasadargilla come “When the Rain Stops Falling” e “Anatomia di un suicidio“, invita il pubblico a riflettere sulle tematiche del tempo, della memoria e dell’eredità familiare. La scrittura di Conti si caratterizza per una frammentazione deliberata, fatta di dialoghi spezzati e silenzi densi di significato, mantenendo una tensione costante tra il detto e il non detto. Lo spettacolo attinge al teatro della crudeltà di Antonin Artaud per l’intensità emotiva che suscita, spingendo lo spettatore a confrontarsi con le proprie paure e inquietudini interiori. La messa in scena si sviluppa attraverso una serie di tableaux vivants che conferiscono una qualità pittorica alle sequenze più emblematiche, creando un’interazione dinamica tra staticità e movimento.

 La casa nel bosco diventa così un teatro della memoria, un luogo in cui le ombre del passato prendono vita e si confrontano con il presente, dando vita a un’esperienza teatrale collettiva e profondamente riflessiva. Con “Uccellini”, lacasadargilla ha proposto una riflessione filosofica ed emotiva sull’esistenza e sulla memoria, coniugando una scrittura raffinata, interpretazioni di grande spessore e una cura meticolosa per la dimensione sonora e visiva. Il risultato è uno spettacolo capace di lasciare una traccia profonda nello spettatore, ben oltre la durata della rappresentazione. Photocredit: @teatrovascello

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Scritto da
Davide Oliviero -

Laureato in discipline umanistiche presso l'Università di Bologna sotto la guida del Professor Umberto Eco, ha avviato la sua carriera nell'archeologia classica, concentrandosi sulla drammaturgia greco-romana. Il suo interesse per il design lo ha spinto a seguire un corso triennale in design d’interni, continuando nel contempo a lavorare nel campo archeologico. Col tempo, ha sviluppato una passione per la scrittura e la musica classica, che lo ha portato a recensire opere liriche per 14 anni in teatri prestigiosi come il Teatro alla Scala, il Covent Garden e l’Opéra di Parigi. Ha inoltre curato contenuti culturali e musicali per diverse pubblicazioni. Negli ultimi anni ha scritto per la rubrica In Arte, trattando di mostre, teatro e arti letterarie a Roma, collaborando con istituzioni come le Scuderie del Quirinale e i Musei Vaticani. Ha recensito spettacoli teatrali, con particolare attenzione al musical e alla prosa, ed è accreditato presso i principali teatri italiani. La sua competenza lo ha reso un ospite frequente in programmi televisivi culturali, oltre a ricoprire il ruolo di giudice permanente per il Premio Letterario Andrea Camilleri. Attraverso i social media, promuove l’arte e la bellezza, fondendo abilmente leggerezza e profondità, rendendo questi temi accessibili a un vasto pubblico.

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