La Fontana di Trevi tra Restauro e Riti Moderni
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La Fontana di Trevi tra Restauro e Riti Moderni

Una piscina per monetine: tradizione, magia o solo business?

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La Fontana di Trevi, simbolo iconico della Roma eterna, si trova attualmente immersa in un nuovo restauro, una sorta di “ritorno al futuro” per uno dei monumenti più amati al mondo. I lavori, iniziati il 7 ottobre e previsti fino alla fine dell’anno, riguardano la rimozione delle incrostazioni di calcare e muffa, riportando alla luce la brillantezza dei marmi scolpiti dal genio di Nicola Salvi. Mentre la fontana resta asciutta, i turisti non si lasciano scoraggiare: il tradizionale lancio delle monetine è stato salvato, grazie all’installazione di una piscina temporanea che permette di continuare questo rito denso di storia e leggenda.

E qui la storia si fa davvero interessante. Per comprendere come sia nata la tradizione del lancio della monetina, bisogna tornare indietro di quasi due secoli, quando Roma non era ancora la metropoli caotica di oggi, ma un luogo dove il fermento culturale e la mondanità si incontravano nei salotti degli intellettuali di tutta Europa. La tesi più accreditata è che a iniziare la tradizione sia stato Wolfgang Helbig, grande archeologo tedesco dell’Ottocento. Helbig, come molti suoi connazionali, soggiornava a Roma negli ultimi anni del potere papale e nei primi della nuova Roma sabauda, un periodo ricco di cambiamenti, ma anche di grande nostalgia per un passato ormai in dissoluzione. Era in questi salotti, insieme ad altri illustri personaggi come Ferdinand Gregorovius, che Helbig intratteneva e rassicurava i suoi compagni nordici con il rito della monetina: un piccolo incantesimo, un gioco per garantire il ritorno sotto il cielo azzurro dell’Urbe.

La Fontana di Trevi tra Restauro e Riti Moderni
Fontana di Trevi senz’acqua, le monetine si tirano in una piscinetta
Fonte Welcome To favelas

In effetti, chi non vorrebbe assicurarsi di tornare a Roma? La città con la sua bellezza irresistibile, capace di stregare chiunque. Helbig sapeva come conquistare i suoi compagni di viaggio, e il suo rituale — un gesto semplice, carico di significato — divenne subito molto popolare. Persino Theodor Mommsen, gigante della storiografia, descrisse questo gesto con ammirazione, sottolineando come la felicità, la grazia e la gaiezza di Roma legassero tutti coloro che arrivavano alla Fontana di Trevi in un vincolo di comunanza duratura.

Ma la storia del lancio delle monetine potrebbe essere ancora più antica. Gli antichi romani, già millenni fa, usavano gettare monete nei corsi d’acqua, nei fiumi e nelle fontane, per propiziarsi i favori delle divinità acquatiche. Era un gesto di devozione e al contempo un modo per invocare la buona sorte, specie prima di intraprendere un viaggio. Che la Fontana di Trevi possieda un’aura “magica” è dimostrato anche da un’altra usanza della Roma papalina: quando un giovane doveva lasciare la città, la sua fidanzata lo accompagnava alla fontana per bere l’acqua da una coppa mai usata, che veniva poi infranta, in modo da rendere il loro amore infrangibile nonostante la distanza.

Oggi, il rito della monetina si è adattato ai tempi moderni, perdendo forse parte del suo fascino originale, ma mantenendo inalterata la magia. Le monete lanciate non sono più di vecchio conio, come suggerirebbe la leggenda, e la famosa bevuta dell’acqua Vergine è ormai impossibile: l’acqua della fontana è infatti di ricircolo e non potabile. Tuttavia, l’entusiasmo dei turisti non si spegne: ogni giorno, migliaia di monete — dollari, euro, yen — vengono gettate nella vasca, per un valore complessivo di circa 3.000 euro al giorno. La raccolta, gestita dagli addetti del Comune, viene destinata a opere di carità attraverso la Caritas, in un circolo virtuoso che tiene vivo il legame tra la tradizione e la solidarietà.

E così, anche mentre la fontana è recintata per i lavori, i visitatori non rinunciano al loro gesto beneaugurante. L’atmosfera si arricchisce di un tocco di ironia: la piscina per le monetine sembra quasi una trovata più orientata all’incasso che al rispetto della ritualità. Un’installazione che non ha nulla di magico, ma che riesce comunque a far felice chi è disposto a pagare per un momento di eternità da portare a casa. In fondo, il pragmatismo moderno non conosce confini: la dolce vita romana deve pur continuare a finanziarsi in qualche modo. Se Helbig e Gregorovius potessero vedere questa scena, probabilmente riderebbero tra loro, commentando come la dolce vita romana sia ancora qui, pronta a reinventarsi, anche nei momenti più prosaici.

In fondo, la Fontana di Trevi è forse l’unico vero monumento “pop” di Roma. Le sue acque hanno visto passare secoli di storia, hanno ispirato poeti, musicisti, cineasti. Da ‘La dolce vita’ di Fellini, che l’ha trasformata in un’icona della cinematografia mondiale, alla celebre truffa di Totò in ‘Totò truffa’, fino all’omaggio in ‘C’eravamo tanto amati’ di Scola. Il fascino della fontana non è solo nella sua bellezza architettonica, ma nel suo essere parte integrante dell’immaginario collettivo, in grado di parlare a generazioni diverse. Anche i leader del mondo, in visita nella Capitale, si sono inchinati davanti alla sua magnificenza, lasciando che il monumento rubasse loro la scena.

Ecco allora che, tra una piscina temporanea e un cantiere, la Fontana di Trevi continua a raccontare la sua storia. Una storia fatta di tradizioni antiche e riti moderni, di bellezza senza tempo e di un pizzico di ironia, come solo Roma sa fare. In fondo, l’incantesimo di Helbig funziona ancora: chi getta una monetina nella fontana sa che tornerà, sa che Roma non è solo un luogo da visitare, ma una promessa da mantenere, un desiderio che continua a risuonare, tra i marmi restaurati e le acque scintillanti.

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Scritto da
Davide Oliviero -

Laureato in discipline umanistiche presso l'Università di Bologna sotto la guida del Professor Umberto Eco, ha avviato la sua carriera nell'archeologia classica, concentrandosi sulla drammaturgia greco-romana. Il suo interesse per il design lo ha spinto a seguire un corso triennale in design d’interni, continuando nel contempo a lavorare nel campo archeologico. Col tempo, ha sviluppato una passione per la scrittura e la musica classica, che lo ha portato a recensire opere liriche per 14 anni in teatri prestigiosi come il Teatro alla Scala, il Covent Garden e l’Opéra di Parigi. Ha inoltre curato contenuti culturali e musicali per diverse pubblicazioni. Negli ultimi anni ha scritto per la rubrica In Arte, trattando di mostre, teatro e arti letterarie a Roma, collaborando con istituzioni come le Scuderie del Quirinale e i Musei Vaticani. Ha recensito spettacoli teatrali, con particolare attenzione al musical e alla prosa, ed è accreditato presso i principali teatri italiani. La sua competenza lo ha reso un ospite frequente in programmi televisivi culturali, oltre a ricoprire il ruolo di giudice permanente per il Premio Letterario Andrea Camilleri. Attraverso i social media, promuove l’arte e la bellezza, fondendo abilmente leggerezza e profondità, rendendo questi temi accessibili a un vasto pubblico.

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