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Roma, Teatro Ambra Jovinelli: “Venere Nemica”. La nostra recensione.

Drusilla Foer incanta con una Venere ironica e profonda, tra mito e contemporaneità.

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Roma, Teatro Ambra Jovinelli
VENERE NEMICA
con Drusilla Foer
scritto da Drusilla Foer e Giancarlo Marinelli
Regia Dimitri Milopulos
con la partecipazione di Elena Talenti
Produzione artistica di Franco Godi per Best Sound
Produzione esecutiva e distribuzione Savà Produzioni Creative
Roma, 13 Novembre 2024
Drusilla Foer, con la sua inconfondibile cifra artistica, porta in scena “Venere Nemica”, una produzione che rappresenta un manifesto di ironia sofisticata e sensibilità profonda, reinterpretando il mito di Amore e Psiche tratto dalla favola di Apuleio. La dea della bellezza e dell’amore è qui rappresentata come una figura immortale, esiliata dall’Olimpo e immersa nel lusso e nelle imperfezioni del vivere quotidiano a Parigi, lontano dalla perfezione soffocante della sua natura divina e dalle eccentricità dei suoi simili. La Venere di Foer, caratterizzata da un atteggiamento ironico e tagliente, osserva con invidia sottile la condizione mortale degli uomini, una fragilità che conferisce loro un’urgenza esistenziale, donando profondità e autenticità alle emozioni. Attraverso confessioni leggere e riflessioni più intime, la dea si abbandona a momenti di comicità acuta: “Immaginate la mia gioia. Una dea, condannata a vivere nell’eterna umidità del mare, scoprire l’esistenza della messa in piega!”.

Accanto alla sua enigmatica e inseparabile cameriera, bellissima e taciturna, Venere ripercorre, quasi per gioco, il passato che la lega al figlio Amore e alla nuora Psiche. In un’epoca in cui gli uomini hanno cessato di credere agli dei per consacrarsi agli eroi, riemerge il dramma della dea tradita e ferita, che riversa tutta la sua collera sulla straordinaria Psiche, la mortale che osò incarnare la bellezza divina, guadagnandosi il titolo di “Venere in terra”. La vendetta di Venere, implacabile e feroce, rivela un paradosso intriso di dolcezza e commozione. Nel corso del suo percorso, Venere giunge a scoprire una verità che nemmeno la sua natura divina le aveva rivelato: l’amore incondizionato per quel figlio che torna a lei, ferito nell’anima e nel corpo, in cerca di un conforto che solo una madre, pur nella sua imperfezione, può offrire. Questa reinterpretazione del mito non si limita a una narrazione classica, ma declina i grandi temi della tragedia antica in chiave contemporanea: la competizione tra suocera e nuora, la paura della bellezza che svanisce, la possessività materna e l’eterna tensione tra uomini e divinità.

Drusilla Foer offre una performance magnetica, tratteggiando una Venere incredibilmente umana, vulnerabile e, al contempo, divina. La sua ironia raffinata si fonde con una capacità straordinaria di evocare dolore, rimpianto e amore, rendendo il personaggio complesso e coinvolgente. La sua voce, calda e avvolgente, alterna toni pungenti e momenti di intimità, creando un legame profondo e indissolubile con il pubblico. Accanto a lei, Elena Talenti, nel ruolo della misteriosa cameriera, offre una presenza scenica misurata e incisiva, che funge da contrappunto silenzioso ma potente alla vitalità di Venere. L’alchimia tra le due figure arricchisce la rappresentazione, trasformandola in un dialogo sottile e carico di significati. La pièce, impreziosita da un repertorio musicale sofisticato e, a tratti, spietato, si avvicina alla dimensione del musical senza mai perdere la sua essenza teatrale. Le musiche, intense e ben calibrate, si integrano perfettamente con il testo, amplificando le emozioni e trasportando il pubblico in una dimensione sospesa tra mito e contemporaneità.

Ogni brano musicale è stato scelto con cura per risuonare con le emozioni evocate in scena, creando una continuità espressiva tra la parola e la sonorità che accompagna lo sviluppo narrativo. L’allestimento scenico è stato concepito con un minimalismo che esalta l’espressività degli interpreti e valorizza l’azione scenica attraverso elementi simbolici. L’essenzialità delle scenografie, arricchita da giochi di luci magistralmente orchestrati, sottolinea i passaggi drammatici e i cambiamenti di tono, modulando le atmosfere in maniera estremamente raffinata. Il disegno luci, infatti, non si limita ad accompagnare l’azione ma diviene parte integrante del racconto, giocando con ombre e contrasti per evidenziare la dualità di Venere tra divino e umano. I costumi, curati fin nei minimi dettagli, rappresentano un ulteriore elemento narrativo che definisce i personaggi e le loro evoluzioni. Venere indossa abiti che oscillano tra la sontuosità propria di una divinità e la praticità imposta dalla vita terrena, riflettendo visivamente il suo conflitto interiore. La scelta dei materiali e dei colori non è casuale: ogni tessuto, ogni nuance contribuisce a creare un’immagine simbolica che arricchisce la lettura psicologica del personaggio.

La regia, firmata da Dimitri Milopulos, lavora su un sottile equilibrio tra comicità e tragedia, evitando di cadere nella caricatura o nella superficialità. La direzione si concentra sulla valorizzazione delle sfumature emotive, creando un crescendo che conduce lo spettatore attraverso un viaggio fatto di risate, momenti di riflessione e intensi passaggi emotivi. La capacità della regia di alternare toni leggeri a profondi momenti di introspezione fa sì che “Venere Nemica” risulti non solo uno spettacolo di intrattenimento, ma un’esperienza di grande intensità artistica. “Venere Nemica” è, dunque, un’opera che riesce a coniugare la forza del mito con le contraddizioni e le vulnerabilità dell’essere umano. Drusilla Foer emerge come una delle voci più significative del panorama teatrale contemporaneo, capace di dare corpo e anima a un personaggio che, pur radicato nella mitologia, risuona profondamente con le problematiche e le sfide della nostra epoca.

La rappresentazione di Venere come una figura imperfetta, capace di amare e soffrire, rende lo spettacolo un potente riflesso delle dinamiche umane, in cui la ricerca di un senso, di un amore, di una redenzione diventa il filo conduttore di un’esperienza scenica che, per intensità e bellezza, rimane impressa nella memoria dello spettatore.

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Scritto da
Davide Oliviero -

Laureato in discipline umanistiche presso l'Università di Bologna sotto la guida del Professor Umberto Eco, ha avviato la sua carriera nell'archeologia classica, concentrandosi sulla drammaturgia greco-romana. Il suo interesse per il design lo ha spinto a seguire un corso triennale in design d’interni, continuando nel contempo a lavorare nel campo archeologico. Col tempo, ha sviluppato una passione per la scrittura e la musica classica, che lo ha portato a recensire opere liriche per 14 anni in teatri prestigiosi come il Teatro alla Scala, il Covent Garden e l’Opéra di Parigi. Ha inoltre curato contenuti culturali e musicali per diverse pubblicazioni. Negli ultimi anni ha scritto per la rubrica In Arte, trattando di mostre, teatro e arti letterarie a Roma, collaborando con istituzioni come le Scuderie del Quirinale e i Musei Vaticani. Ha recensito spettacoli teatrali, con particolare attenzione al musical e alla prosa, ed è accreditato presso i principali teatri italiani. La sua competenza lo ha reso un ospite frequente in programmi televisivi culturali, oltre a ricoprire il ruolo di giudice permanente per il Premio Letterario Andrea Camilleri. Attraverso i social media, promuove l’arte e la bellezza, fondendo abilmente leggerezza e profondità, rendendo questi temi accessibili a un vasto pubblico.

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