Con il nuovo singolo “Erano More” uscito il 13 dicembre, ENULA si conferma un’artista capace di coniugare emotività e autenticità. La cantante si racconta in un’intervista esclusiva, parlando del suo legame con la musica, della scrittura del suo primo romanzo e dei progetti futuri. Tra introspezione e sogni da realizzare, Enula si rivela nella sua essenza più profonda, esplorando la dualità tra il mercato musicale e la ricerca di una creatività autentica.
Partiamo subito da “Erano More“, il tuo nuovo singolo uscito il 13 dicembre. Ti va di raccontarcelo?
È un singolo che è nato in una maniera molto naturale mentre stavo scrivendo un libro e credo di essere stata ispirata proprio dalla scrittura di questo libro. Poi il risultato della canzone è andato a prendere un significato comunque sorprendente, perché poi quando l’ho riascoltato ho pensato che questa canzone sembra che parli d’amore, però in realtà io sento di averla dedicata alla mia bambina interiore. Quindi tutto ciò che accade durante il pezzo, tutto ciò che dico è un po’ questo dialogo con la mia bambina interiore. Quando poi alla fine del pezzo mi rendo conto che metaforicamente io non l’ho realmente abbandonata, non l’ho uccisa, ma lei è viva dentro di me. Infatti l’ultima frase proprio del pezzo racchiude questo significato. Infatti dico “Non era il tuo sangue quello che avevo sulla bocca, ma erano more“, quindi come se mi fossi confusa alla fine.
Quindi stai scrivendo un libro? Quando uscirà?
Bella domanda (sorride). Non è come scrivere una canzone. È un romanzo non biografico, nel senso che non parla direttamente della mia vita, però ovviamente tutto ciò che scrivo racchiude parte di me, quindi ogni personaggio ha qualcosa di me e racchiude un po’ tutte le mie ferite interiori. Infatti si chiama “La mia ultima ferita” però non parla esattamente della mia vita ma di ciò che mi porto dentro e lo inserisco nella vita dei vari personaggi. Un’altra storia con emozioni simili, mettiamola così. Devo ancora finirlo. Perché comunque è veramente difficile, perché mi ritrovo a volte ad avere il classico blocco dello scrittore. Spero che mi si sblocchi presto.
Torniamo a parlare di musica. Guardando al tuo percorso musicale, cosa senti di aver imparato finora e cosa credi ti abbia cambiata di più come artista?
Allora, guarda, sicuramente un percorso musicale è sempre un crescendo e, diciamo, un avvicinamento sempre maggiore a quello che sono veramente. Quindi io sono partita da un punto di me che era molto genuino, comunque abbastanza spontaneo. Per quanto riguarda la mia espressività nella scrittura e nella musica, era un po’ come quando i bambini scrivono: non si fanno domande. Poi, però, entrando nel mondo musicale lavorativo, capita un po’ di sporcarsi rispetto a quello che richiede il mercato. Ho attraversato anche dei periodi di conflitto dentro di me, perché scrivevo magari cose cercando di adattarle a ciò che oggi vuole la discografia, che però alla fine non mi nutrivano veramente. Cioè, una parte di me, artistica e creativa, sentiva di aver perso quella genuinità. Il percorso che ho fatto successivamente, e che sto facendo tuttora, è stato quello di cercare sempre di più di avvicinarmi a quella parte più autentica della mia creatività, che allo stesso tempo possa rispecchiare dei canoni, ovviamente, perché chi sceglie di fare questo lavoro deve anche lavorare per poterne vivere. Quindi il percorso che faccio oggi credo che sia un passo verso di me ogni giorno, cercando di tradirmi sempre di meno, ma allo stesso tempo cercando di capire quali compromessi posso accettare, senza snaturarmi totalmente, per poter vivere davvero di arte, in tutti i sensi: fisicamente, materialmente e, ovviamente, nell’anima.
Quali sono gli artisti o i generi musicali che ti hanno maggiormente influenzata?
Guarda, allora, io sinceramente quando mi fanno questo tipo di domanda non so mai bene esattamente cosa mi abbia influenzato, perché sono un po’ atipica da questo punto di vista, dato che non ascolto tantissima musica. Sicuramente le influenze più grandi le ho avute da bambina, rispetto alla musica che ascoltava mia madre. A lei piaceva molto Elisa, quindi sicuramente alcune cose di Elisa mi hanno ispirata inconsciamente. Poi, con il tempo, sono andata sempre più verso di me. Però, ti dico, adesso influenzarmi…non ti so dire consciamente cosa mi influenzi, perché non ho un tipo di ricerca musicale attiva. Più che altro credo sia passiva, quindi riconosco ciò che mi piace e magari inconsciamente lo ricreo in un modo che a me piace molto. Spesso mi piace tantissimo la musica un po’ più eterea, come quella di Danit (ndr, la sua musica è profondamente ispirata dalla natura e dalle tradizioni indigene delle Americhe, riflettendo un legame profondo con la terra e le culture ancestrali), cantante latinoamericana che fa musica meditativa che mi fa veramente volare. Però poi ricercare un mercato in questa cosa diventa un po’ strano. Ci vuole più tempo. Quindi sto cercando di muovermi in questa linea, cercando di non essere troppo estrema, per avvicinarmi sempre di più.
Ma questo è un genere che vorresti esplorare per metterti alla prova o ce ne sono altri?
Sì, questo genere di musica eterea e meditativa mi piace, ma non perché io lo voglia, ma proprio perché mi ci ritrovo. Sono i miei colori, le sfumature le sento proprio mie, e sento che questo tipo di espressività mi dà modo di viverla veramente, profondamente. Ad esempio, se mi immagino in un live a cantare questo tipo di musica, sento proprio di esserci e, soprattutto, di essere me stessa. Poi ti dico, anche la musica pop: io sono amante delle ballad. Ad esempio, “Erano More” è comunque una ballad che, quando la canto live, mi emoziona parecchio. Quindi sono anche amante di questo tipo di musica.
Se potessi scrivere una canzone per la Enula di cinque anni fa, che messaggio le manderesti?
Credo che le manderei l’ultimo pezzo che ho scritto perché comunque tratta proprio della mia bambina, quindi ritornerei a fare questo tipo di discorso anche con lei di cinque anni fa.
Come vivi il rapporto con i tuoi fan e come influenzano la tua musica?
Con i fan è un rapporto per me molto importante. Vedi spesso le stesse persone che ti seguono ovunque e poi diventano quasi amici. Sono veramente legata a loro. Infatti, in questo periodo stavo pensando che, magari più avanti, di organizzare qualcosa di esclusivo per un ristretto gruppo di persone e fare qualcosa di più intimo per loro. Non c’è questa divisione tra me e loro. È proprio come stare con i miei amici.
Come vedi il panorama musicale italiano attuale? Pensi ci sia qualcosa che manca o che vorresti cambiare?
Bella domanda. Allora, guarda, in realtà il panorama musicale italiano adesso ha tantissimi artisti, anche di nicchia e non conosciuti, che sono veramente bravi, dei grandi, anche cantautori. Quello che mi capita di vedere è che anche i più bravi non sono conosciuti, e questo un po’ mi dispiace, perché ci sono delle canzoni veramente importanti e belle che ho sentito in giro, anche di amici che fanno musica. E a volte questa cosa mi fa un po’ arrabbiare. Però ci sono anche tanti talenti conosciuti e anche delle grandi belle canzoni. Per me adesso forse è un po’ difficile, perché è un momento storico per la musica che è un po’ il riflesso della società in generale, perché è tutto molto veloce, no? Quindi anche le canzoni sono canzoni di consumo, come mangiarti una barretta di cioccolato che poi dopo un po’ è finita. Invece l’arte, la musica, è qualcosa di non consumabile. Le canzoni durano per millenni, all’infinito. Qualcosa che non si può realmente consumare. E questo è ciò che fa l’arte, no? La differenza tra qualcosa che è stato costruito per il mercato e qualcosa che poi, in realtà, è eterno. Secondo me manca un po’ quella cosa. Adesso mancano un po’ le canzoni eterne.
Progetti futuri, oltre al libro?
Adesso dovremmo partire a gennaio, capire bene il calendario dei progetti futuri. Di solito programmo poco o niente perché seguo il flusso. Adesso ci voglio mettere un po di organizzazione, quindi voglio assolutamente fare l’album. E poi sicuramente prepararmi bene per i live di quest’estate. Ecco perché tanto cantare in giro perché poi d’estate è meraviglioso, si riempiono le piazze, si canta per tante persone. Quindi questo è un po quello che vorrei fare adesso.
Un duetto impossibile?
Un duetto con Jeff Buckley. Perché poi tutto il resto credo sia possibile.
Visto che hai collaborato con tantissimi artisti, con chi ti piacerebbe lavorare in futuro?
Mi piacerebbe provare a farmi produrre dei pezzi da Io sono un cane. Mi piace molto lui. Invece come artista ecco, ti dico Elisa. Forse perché l’ho ascoltata da bambina. Mi piacerebbe poter fare qualcosa con lei. E chissà potrebbe succedere.