Dal 25 gennaio al 2 marzo la Casa Museo Hendrik Christian Andersen diretta da Maria Giuseppina
Di Monte e afferente all’istituto Pantheon e Castel Sant’Angelo – Direzione Musei Nazionali della
città di Roma ospiterà la personale di WOO KUKWON. Il black humor delle fiabe.
L’esposizione, a cura di Maria Giuseppina Di Monte e Giuliana Benassi, è realizzata in
collaborazione con l’Istituto Culturale Coreano e con l’Ambasciata della Repubblica di Corea.
La mostra dell’artista Woo Kukwon si collega idealmente alla precedente realizzata alla Casa
Museo Hendrik Andersen nel mese di giugno 2024 dal titolo “In viaggio da 140 anni” per celebrare
l’anniversario dei rapporti diplomatici fra l’Italia e la Repubblica di Corea.
Le sale del museo ospitano ora le opere di Woo Kukwon artista nato e residente a Seoul ma molto
attivo a livello internazionale. I suoi oli su tela di grandi dimensioni sono ispirati alle favole di Hans
Christian Andersen, reinterpretate in chiave orientale e ambientate negli scenari fantastici e onirici
dell’Estremo Oriente.
La co-curatrice della mostra, Maria Giuseppina Di Monte afferma: “In questa mostra la liaison con
la collezione museale è rappresentata proprio dal racconto fiabesco, dalla narrazione per immagini
che Wookukwon utilizza per le sue tele, restituendoci una visione stilizzata, talora persino
illustrativa, di quell’Oriente che noi Occidentali conosciamo quasi unicamente grazie alle ben note opere del giapponese Hokusai, in particolare le famose “Trentasei Vedute del Monte Fuji”
realizzate fra il 1830 e il 1833. Al famoso artista giapponese Wookukwon evidentemente guarda
accentuandone gli aspetti fiabeschi e poetici, capaci di consegnarci un’atmosfera onirica di
quell’Estremo Oriente magico e lontano in cui la simbologia dell’acqua, degli alberi e delle
montagne assume un valore paradigmatico.”
Le rappresentazioni di Woo Kukwon, ispirate dalle favole di Hans Christian Andersen, omonimo del
nostro Hendrik Christian, sebbene molto diverse formalmente, sono tuttavia riconducibili a
quell’aspetto specifico della fiaba la cui trama, raccontata con toni talora leggeri e comunque
generalmente sintetici, ha sempre un’acme nonché una struttura icastica che la connota,
permettendo subito di cogliere il messaggio nella sua essenzialità quasi dogmatica.
I motivi che hanno spinto ad organizzare questa mostra, che vede ancora una volta il
coinvolgimento istituzionale dell’Ambasciata della Repubblica di Corea a Roma e dell’Istituto
Culturale Coreano sono in prima battuta non così evidenti ma ad una più attenta analisi si
comprende come la lettura delle fiabe di Hans Christian abbia contribuito ad influenzare Hendrik
Andersen che, come suo fratello Andreas e sua cognata Olivia, amava dilettarsi nell’illustrazione di
fiabe nei suoi piccoli e preziosi taccuini di viaggio e di appunti. La favola, in particolare quella
illustrata, che affonda le proprie radici in un glorioso passato, ha sempre avvinto Hendrik, ma
anche Oliva e Andreas che hanno dedicato particolare attenzione a questo singolare medium che
condensa scrittura (poesia) e immagine offrendo nei molti sketches e disegni presenti in collezione
uno sguardo critico e riflessivo sulla società e costumi del tempo.
In questo immaginario collettivo s’inserisce la ricerca di Woo Kukwon che rielabora il contenuto
fiabesco per trasformarlo nel suo personale linguaggio introducendoci in una dimensione altra,
fantastica e sognante, distante per molti versi dalla nostra tradizione ma altrettanto universale e
affascinante.