Dal 4 settembre al 16 novembre, Roma ospita la 40ª edizione del festival internazionale dedicato alle arti contemporanee: oltre 110 spettacoli, 700 artisti da tutto il mondo e 20 spazi coinvolti in città
Nel 1986, con lo slancio visionario di Jean-Marie Drot e Monique Veaute, nasceva il Romaeuropa Festival: una sfida culturale, un sogno condiviso, un’utopia che prendeva forma tra le mura dell’Accademia di Francia a Roma. A distanza di quarant’anni, quel sogno si conferma più vivo che mai: la quarantesima edizione del Romaeuropa Festival, presentata lo scorso 16 aprile nella splendida cornice di Villa Medici, si prepara ad animare la capitale dal 4 settembre al 16 novembre 2025, portando in scena un caleidoscopio di linguaggi, estetiche e visioni del mondo.
Con oltre 110 spettacoli, 250 repliche e 700 artisti da ogni continente, la programmazione si estenderà su 20 luoghi iconici di Roma – dal Teatro Argentina al Teatro dell’Opera, dal Mattatoio a Villa Medici – trasformando la città in un palcoscenico diffuso dell’arte contemporanea. A guidare il progetto è sempre Fabrizio Grifasi, Direttore Generale e Artistico della Fondazione Romaeuropa, affiancato da una squadra intergenerazionale che custodisce la memoria del festival guardando però dritta al futuro, come ha ricordato il presidente Guido Fabiani.
La cerimonia di apertura vedrà protagonisti il prestigioso Ballet Nacional de España e il coreografo Marcos Morau con Afanador, spettacolo che reinterpreta in forma coreografica l’universo estetico del fotografo colombiano Ruvén Afanador. Il rapporto tra corpo, identità e tradizione è al centro anche di Civil Society: Undertainment, nuova creazione commissionata da Romaeuropa al genio della danza William Forsythe e interpretata dalla Dresden Frankfurt Dance Company, accanto a Lisa di Ioannis Mandafounis.
Il linguaggio della danza si fa strumento politico e visione poetica anche nel lavoro del Ballet National de Marseille, guidato dal collettivo (LA)HORDE, che presenta Chronicles, uno spettacolo costruito come un’onda visiva attraverso estratti da Room with a View e Age of Content. Quest’ultima creazione si inserisce nel più ampio percorso sostenuto da Dance Reflections by Van Cleef & Arpels, in cui figurano anche le performance di Cassiel Gaube, Qudus Onikeku e Christos Papadopoulos, ciascuno impegnato in una ricerca coreografica in dialogo con musica, spiritualità e cultura urbana.
Il programma 2025 conferma il carattere glocal del festival: dall’incontro tra l’icona del flamenco Israel Galván e il regista franco-marocchino Mohamed El Khatib in Israel & Mohamed, alla coreografia minimalista del lituano Dovydas Strimaitis (Hairy), fino all’assolo ipnotico Danses vagabondes della canadese Louise Lecavalier, storica collaboratrice di David Bowie. Tra i progetti più evocativi, Thikra: Night of remembering, creazione del celebre coreografo Akram Khan ispirata ai paesaggi del deserto saudita di AlUla, in dialogo con l’artista visiva Manal AlDowayan.
Non manca una nutrita rappresentanza italiana, a cominciare dal duo Ginevra Panzetti & Enrico Ticconi, che guida la compagnia croata Studio Contemporary Dance in All’Arme. E ancora la compagnia KOR’SIA, ospite al Teatro Argentina con Simulacro, e la sezione Dancing Days, curata da Francesca Manica, che accende i riflettori sulle nuove tendenze coreografiche europee e italiane, con nomi come Francesca Santamaria, Vittorio Pagani, Aristide Rontini e Matteo Sedda, vincitore del premio DNAappunti Coreografici under 35, alla sua undicesima edizione.
A 40 anni dalla prima edizione, Romaeuropa Festival continua a essere un luogo di incontro, uno spazio dove le differenze diventano risorse e la scena un laboratorio del presente. Il direttore Fabrizio Grifasi lo definisce “una mappa di visioni artistiche globali”, un territorio che si espande a ogni edizione e che in questo anniversario speciale celebra il potere trasformativo della cultura. Non resta che lasciarsi attraversare. Roma è pronta ad accogliere il futuro, ancora una volta, attraverso l’arte.