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La Stazione Chiaia-Monte di Dio: Un Viaggio nel Mito e nell’Arte

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Un’opera di architettura e arte contemporanea che fonde simbolismo mitologico e funzionalità urbana. Scopriamo il progetto di Uberto Siola e Peter Greenaway, una delle gemme nascoste delle “Stazioni dell’Arte” di Napoli.

La stazione Chiaia-Monte di Dio rappresenta una delle gemme nascoste della metropolitana di Napoli, un’opera architettonica e artistica che fonde mitologia, arte contemporanea e funzionalità urbana in un contesto unico. Il progetto, ideato dall’architetto napoletano Uberto Siola, è arricchito dagli interventi artistici di Peter Greenaway, regista e artista britannico di fama mondiale, noto per la sua capacità di creare opere visive di grande impatto.

La stazione si sviluppa su tre livelli distinti, ciascuno con una funzione specifica e una rappresentazione mitologica unica. Il primo livello ospita l’ingresso principale su Piazza Santa Maria degli Angeli, un punto di accesso che introduce immediatamente i viaggiatori a un viaggio simbolico nelle viscere della terra. Il secondo livello ha un ingresso su Via Chiaia, mentre il terzo livello, quello della banchina, conclude il percorso con un omaggio al regno di Ade. Il viaggio mitologico inizia con la figura di Giove, rappresentato da una scultura di metallo dipinta di azzurro con ventiquattro braccia protese verso il cielo. Questa immagine simbolica non solo evoca la protezione divina per i viaggiatori, ma anche il flusso del tempo e la connessione tra cielo e terra. La scultura di Giove introduce i passeggeri a un mondo dove il mito e la realtà si intrecciano. Proseguendo il percorso, i viaggiatori incontrano una scala elicoidale bianca, una delle caratteristiche architettoniche più distintive della stazione. La scala è situata all’interno di una struttura cilindrica sormontata da una lanterna vetrata, che convoglia la luce naturale all’interno della stazione, creando un effetto visivo straordinario. Questa area simboleggia il regno di Nettuno, il dio del mare, come suggerisce il verso di Ovidio “Est in aqua dulci non invidiosa voluptas” inciso lungo il parapetto della scala. La scelta di Greenaway di utilizzare questo verso non è casuale. L’acqua rappresenta la vita, la purezza e il piacere non invidioso, un elemento che collega la mitologia all’esperienza quotidiana dei viaggiatori. La scala elicoidale, con il suo andamento fluido e continuo, rappresenta il movimento perpetuo dell’acqua, un tema caro alla mitologia e all’arte classica. Il viaggio continua verso il livello successivo, caratterizzato da una matrice quadrata di colore verde, che simboleggia il regno di Cerere, la dea della fertilità e dell’agricoltura. Questa sezione è pensata come una grande galleria temporanea, dove sculture e opere d’arte possono essere esposte, creando un ambiente che celebra la natura e la rinascita. Il passaggio successivo conduce a un’area ottagonale dedicata a Proserpina, figlia di Cerere. Questa area è caratterizzata da un colore giallo ocra e sei melograni, simboli di abbondanza e fertilità. L’ottagono, con la sua geometria equilibrata e armoniosa, rappresenta l’intersezione tra il mondo terreno e quello sotterraneo, una metafora del ciclo vitale della natura. Il viaggio mitologico culmina con l’arrivo alla banchina, dove si trova un omaggio ad Ade, il re degli inferi. La cupola sovrastante le passerelle è decorata con centinaia di occhi, una rappresentazione inquietante e affascinante del dio che tutto vede. Questa immagine evoca la vigilanza e il controllo, ma anche il mistero e l’ignoto del mondo sotterraneo.

Peter Greenaway: Un Artista Poliedrico

Peter Greenaway, regista e scrittore britannico, è una figura centrale nel panorama cinematografico contemporaneo. Conosciuto per film come “Il ventre dell’architetto”, “Lo zoo di Venere” e “I misteri del giardino di Compton House”, Greenaway è celebre per il suo approccio visivo all’arte cinematografica. Ogni inquadratura dei suoi film è studiata meticolosamente, trasformandosi in un’opera d’arte a sé stante. Greenaway ha portato la sua sensibilità artistica anche nella progettazione della stazione Chiaia-Monte di Dio, utilizzando il disegno e la pittura per creare un ambiente che stimoli la percezione visiva e intellettuale dei viaggiatori. Le sue installazioni nella stazione sono caratterizzate da un forte simbolismo cromatico e geometrico, che riflette l’interesse dell’artista per la pittura e la composizione visiva.

Le Stazioni dell’Arte di Napoli

La stazione Chiaia-Monte di Dio è solo una delle numerose “Stazioni dell’Arte” di Napoli, un progetto ambizioso nato nel 1995 e volto a trasformare le stazioni della metropolitana in musei diffusi di arte contemporanea. Ogni stazione è caratterizzata da installazioni artistiche site-specific, che contribuiscono a creare un’esperienza unica per i viaggiatori. Tra le stazioni più iconiche di Napoli, la stazione Toledo, progettata dall’architetto spagnolo Óscar Tusquets, è considerata una delle più belle al mondo. La stazione è dominata dal “Crater de Luz”, un grande cono che attraversa tutti i livelli della stazione, collegando il piano della strada con la hall 40 metri più in basso. Il tema del mare è evidente nei mosaici azzurri che decorano le pareti e i pilastri, creando un effetto visivo che ricorda le profondità oceaniche. Un’altra stazione degna di nota è quella di Università, progettata dal designer anglo-egiziano Karim Rashid. Questa stazione è un omaggio alla nuova era digitale, con spazi vivaci e luminosi decorati con parole coniate negli ultimi cinquant’anni. Rashid ha utilizzato una varietà di materiali e colori per creare un ambiente che riflette l’innovazione e la comunicazione simultanea della Terza Rivoluzione Tecnologica. La stazione Garibaldi, progettata dall’architetto francese Dominique Perrault, è nota per il suo spettacolare incrocio di scale mobili sospese. Le opere dell’artista Michelangelo Pistoletto, famose per i quadri specchianti, adornano la stazione, rappresentando i viaggiatori in attesa della metropolitana. Queste opere riflettono l’interazione tra il passato e il presente, creando un dialogo continuo tra arte e realtà quotidiana.

La stazione Chiaia-Monte di Dio non è solo un punto di transito, ma un vero e proprio viaggio nel mito, un’esperienza sensoriale e intellettuale che unisce architettura, arte e mitologia. L’intervento di Peter Greenaway aggiunge un ulteriore livello di profondità, trasformando la stazione in un’opera d’arte totale. Questo progetto, insieme alle altre Stazioni dell’Arte di Napoli, rappresenta un esempio eccezionale di come l’arte pubblica possa arricchire e trasformare l’ambiente urbano, offrendo ai cittadini e ai visitatori un’esperienza unica e indimenticabile.

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Scritto da
Davide Oliviero -

Laureato in discipline umanistiche presso l'Università di Bologna sotto la guida del Professor Umberto Eco, ha avviato la sua carriera nell'archeologia classica, concentrandosi sulla drammaturgia greco-romana. Il suo interesse per il design lo ha spinto a seguire un corso triennale in design d’interni, continuando nel contempo a lavorare nel campo archeologico. Col tempo, ha sviluppato una passione per la scrittura e la musica classica, che lo ha portato a recensire opere liriche per 14 anni in teatri prestigiosi come il Teatro alla Scala, il Covent Garden e l’Opéra di Parigi. Ha inoltre curato contenuti culturali e musicali per diverse pubblicazioni. Negli ultimi anni ha scritto per la rubrica In Arte, trattando di mostre, teatro e arti letterarie a Roma, collaborando con istituzioni come le Scuderie del Quirinale e i Musei Vaticani. Ha recensito spettacoli teatrali, con particolare attenzione al musical e alla prosa, ed è accreditato presso i principali teatri italiani. La sua competenza lo ha reso un ospite frequente in programmi televisivi culturali, oltre a ricoprire il ruolo di giudice permanente per il Premio Letterario Andrea Camilleri. Attraverso i social media, promuove l’arte e la bellezza, fondendo abilmente leggerezza e profondità, rendendo questi temi accessibili a un vasto pubblico.

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