Tulipani fiamminghi, installazioni high-tech e una pioggia di reels pronti a fiorire: Flowers è la mostra che ti fa innamorare, scattare, riflettere (e postare). Un viaggio multisensoriale e super condivisibile tra arte, scienza e bellezza botanica, dove ogni sala è una serra del Rinascimento e ogni opera un filtro senza tempo.
Avviso ai naviganti (e agli utenti di Instagram): se avete un debole per i fiori, i selfie immersivi, i colori sgargianti e le mostre che sembrano fatte apposta per finire tra le vostre storie, preparate la fotocamera. Il Chiostro del Bramante ci riprova. Dopo averci fatto sognare con “Crazy” e “Dream”, ora ci regala un nuovo viaggio tra petali, pixel e pennelli: Flowers. Dal Rinascimento all’intelligenza artificiale.
Fino al 14 settembre 2025, Roma fiorisce. E lo fa sul serio. La mostra, curata da Franziska Stöhr e Roger Diederen, con la collaborazione floreale di Suzanne Landau, mescola grandi nomi, opere mai viste e atmosfere che fanno venire voglia di vivere dentro una serra del ‘600 con il Wi-Fi super veloce.
Si parte con un bouquet di oltre 90 opere, provenienti da dieci Paesi, che vanno dritte dritte dal Louvre al Musée d’Orsay, passando per i giardini botanici reali di Kew a Londra, il Museo Civico di Zoologia di Roma, la Galleria Borghese, e pure l’Israel Museum di Gerusalemme. Altro che gita domenicale: qui si attraversano cinque secoli con una sola occhiata. O story.
Il Chiostro del Bramante, con la sua architettura perfetta per un set d’epoca e la luce giusta a tutte le ore, fa da sfondo a un’esposizione dove i fiori non sono solo belli (e già sarebbe abbastanza), ma parlano. Sì, perché qui i petali raccontano storie di vita e di morte, di resistenza e di bellezza, di religione, scienza, arte e perfino algoritmi. Chi l’ha detto che i fiori sono solo romanticismo?

Jan Brueghel e Ai Weiwei si guardano da secoli di distanza, ma si capiscono benissimo. Il primo incanta con precisione botanica e poesia pittorica, il secondo sorprende con la forza politica di una margherita che resiste al cemento. In mezzo, ci sono installazioni digitali, proiezioni che ti avvolgono come una pioggia di petali, e fiori che sembrano usciti da un sogno (o da un prompt su Midjourney).
L’allestimento? Ludico, immersivo, super instagrammabile. Ogni stanza sembra fatta apposta per dire: “Scatta qui”. E lo diciamo senza giudizio, anzi con entusiasmo. Perché Flowers non è una mostra da osservare in silenzio con le mani dietro la schiena. È da vivere. Da fotografare. Da condividere con l’amica del cuore, il fidanzato minimalista o il cugino esperto di AI.

Non mancano i contenuti seri (anzi, serissimi): disegni botanici, erbari antichi, libri rari, studi zoologici e opere che hanno attraversato secoli e rivoluzioni artistiche. Ma tutto è raccontato in modo accessibile, leggero, stimolante. Insomma, non serve una laurea in storia dell’arte per emozionarsi davanti a una peonia del Seicento o a un’orchidea generata da un algoritmo.
Il bello di Flowers è che parla tante lingue: quella dell’arte, certo, ma anche quella della scienza, della fotografia, della moda e (perché no?) del social media management. Ogni sala è una piccola fioritura, pronta a trasformarsi in contenuto virale o in riflessione silenziosa. Dipende da te.
Il Chiostro del Bramante conferma così la sua missione: mostre colte, ma anche cool. Adatte a chi cerca bellezza, ma pure a chi vuole viverla con leggerezza e condivisione. Una cultura pop, ma non superficiale. Un’arte da vivere, non solo da studiare.
Questa è la mostra perfetta per il pubblico ibrido del nostro tempo: per chi si emoziona davanti a un affresco, ma ama anche un bel carosello su Instagram. Per chi compra il catalogo ma non disdegna il boomerang in slow motion tra fiori giganti.
In definitiva, Flowers è una mostra che profuma di primavera anche a febbraio, che fa riflettere anche quando si sorride, e che trasforma ogni visitatore in un giardiniere dello sguardo. Fateci un salto: se non altro, ne uscirete con una nuova foto profilo e una nuova idea di bellezza.
Perché alla fine, i fiori non sono mai solo fiori. Sono messaggi, metafore, visioni. E in questa mostra diventano protagonisti assoluti di un racconto senza tempo, che dal Rinascimento arriva dritto nella gallery del tuo telefono. E ci resta. Come il fiore più bello, quello che non appassisce mai.