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Francesco Pegoretti: Il Genio delle Acconciature tra Cinema, Teatro e Lirica

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Francesco Pegoretti, figura di spicco nel mondo dell’acconciatura per cinema, teatro, lirica, sfilate di moda ed eventi di lusso, ha saputo trasformare le visioni dei registi e creativi in realtà visive grazie alla sua maestria con i capelli. Con una carriera costellata da numerosi riconoscimenti, tra cui una nomination all’Oscar per Pinocchio (2019) e due David di Donatello nel 2016 e nel 2020, Pegoretti ha dimostrato un’abilità eccezionale nel creare acconciature che arricchiscono l’estetica di film, spettacoli teatrali e opere liriche. Il suo lavoro su progetti come Napoleon (2023) e Finalmente l’alba (2023) evidenzia la sua capacità di gestire progetti complessi . La sua dedizione ha elevato lo standard dell’hairstyling in molteplici ambiti, ispirando nuove generazioni di artisti e lasciando un’impronta indelebile nell’industria.


Come percepisci l’evoluzione delle acconciature nel cinema e nella televisione, specialmente in un’epoca in cui la tecnologia digitale sta diventando sempre più dominante?
L’acconciatura rappresenta ancora un mondo antico e artigianale, nonostante l’avanzata del digitale. Sebbene le nuove tecnologie possano correggere difetti ed errori, l’acconciatura rimane ancorata a un sapere tradizionale, fatto di gesti, esperienza e maestria manuale. Il digitale offre strumenti utili, ma non può sostituire la sensibilità e l’intuizione che derivano dall’esperienza diretta e dall’interazione fisica con il capello, mantenendo così l’acconciatura come un’arte tra tradizione e innovazione.
Quali sono gli elementi chiave che prendi in considerazione quando inizi a lavorare su un nuovo progetto, e come questi influenzano le tue scelte artistiche e creative?
Il processo creativo inizia sempre dalla sceneggiatura e da un dialogo con il regista, durante il quale raccolgo le parole chiave che orientano la mia ricerca. Attraverso un’indagine rigorosa e una rilettura critica, costruisco un immaginario ricco e coerente, capace di arricchire la rappresentazione con autenticità e profondità.
In che modo la tua formazione e le tue esperienze passate hanno modellato il tuo approccio  al lavoro, e come questo approccio è cambiato nel tempo?.
Crescendo, l’esperienza accumulata arricchisce il proprio bagaglio professionale, ma ogni film rappresenta sempre una nuova sfida, come il primo giorno di scuola. Ogni progetto ha una storia unica, una vita propria, che richiede la capacità di adattarsi e reinventarsi continuamente. È necessario attingere alle esperienze passate, facendole proprie, ma al contempo guardare con occhi nuovi e curiosi verso ciò che è inedito, verso l’ignoto che ogni nuova opera porta con sé.
Nel contesto di film storici, come affronti la sfida di ricreare acconciature che siano non solo fedeli all’epoca rappresentata, ma anche funzionali alle esigenze pratiche di riprese lunghe e impegnative? Quali tecniche o materiali innovativi utilizzi per garantire che le acconciature mantengano la loro integrità per tutta la durata delle riprese?
Sono profondamente fedele alle tecniche del periodo storico, ma amo inserire sempre un tocco contemporaneo che aggiunga freschezza e originalità. L’ampia varietà di materiali disponibili, così come l’uso sapiente di parrucche e posticci, sono strumenti preziosi che permettono di ampliare le possibilità creative. L’obiettivo principale è costruire un mondo credibile e autentico, lontano da un’eccessiva rigidità accademica, che serva a sostenere il racconto e favorisca la trasformazione degli attori e delle comparse in personaggi vividi e distinti.


Le acconciature cinematografiche possono spesso diventare un elemento iconico di un film. Come decidi quando è appropriato spingere i confini creativi delle acconciature per renderle distintive e memorabili, rispetto a quando mantenere un approccio più sobrio per servire meglio la narrazione e il realismo della storia?
Tutto dipende dalla sceneggiatura e dalla visione del regista. Mi impegno a seguire la sua immagine, cercando di trovare in ogni scena il giusto equilibrio. Non mi preoccupo se ciò che sto creando diventerà iconico in futuro; il mio obiettivo è trovare quel dettaglio che renda il personaggio autentico, credibile e profondamente umano.
Attualmente, su quale progetto stai lavorando e quali sfide o opportunità uniche stai incontrando in questo lavoro?
Al momento, sono immerso nel lavoro per la seconda stagione di “Mercoledì” di Tim Burton, un progetto che si sta rivelando un’esperienza straordinariamente stimolante e magica. Tuttavia, per ora, ogni dettaglio su ciò che stiamo creando deve rimanere avvolto nel mistero. Il viaggio creativo è in pieno fermento, ma le sorprese che riserva questo percorso meritano di essere svelate solo al momento giusto, quando la storia potrà dispiegarsi appieno di fronte agli occhi del pubblico.
C’è stato un momento particolare nella tua vita in cui hai capito che questo tuo percorso lavorativo sarebbe stata la tua strada? Come hai vissuto quel momento e come ha influenzato le tue scelte future?
Sin da bambino, sapevo che questo era il mestiere che volevo fare; non ho mai avuto alcun dubbio al riguardo. Certo, i miei 18-20 anni sono stati un periodo complesso, un momento di riflessione profonda per comprendere davvero quale fosse la mia strada, ma una volta intrapreso il cammino, la certezza non mi ha mai abbandonato. Mi considero fortunato, perché faccio il lavoro che ho sempre desiderato e, soprattutto, che amo profondamente. Il cinema, infatti, non si può fare senza una passione autentica e profonda; richiede un amore totale, incondizionato.


La tua carriera ti ha portato a lavorare su progetti internazionali di grande rilevanza. Quali esperienze al di fuori dell’Italia ti hanno influenzato maggiormente, sia a livello professionale che personale?
Ogni film a cui ho lavorato è stato fondamentale per il mio percorso creativo e personale. Progetti come Napoleon di Ridley Scott, Carnival Row e Chevalier hanno rappresentato sfide significative e opportunità di crescita, permettendomi di sperimentare nuovi orizzonti artistici. Queste esperienze mi hanno dato grande soddisfazione e visibilità, contribuendo a consolidare la mia voce e il mio stile in un contesto sempre più ampio.
Qual è il tuo sogno o obiettivo personale che speri di realizzare attraverso il tuo lavoro nel cinema e nella televisione, e in che modo pensi che questo sogno si intrecci con la tua crescita personale?
Il mio sogno è continuare a coltivare la mia creatività attraverso nuove opportunità che arricchiscano sia la mia crescita professionale che personale. Aspiro a rinascere ogni giorno attraverso l’arte, imparando dalle esperienze e esplorando nuove prospettive, in un viaggio di scoperta e crescita senza fine.

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Scritto da
Davide Oliviero -

Laureato in discipline umanistiche presso l'Università di Bologna sotto la guida del Professor Umberto Eco, ha avviato la sua carriera nell'archeologia classica, concentrandosi sulla drammaturgia greco-romana. Il suo interesse per il design lo ha spinto a seguire un corso triennale in design d’interni, continuando nel contempo a lavorare nel campo archeologico. Col tempo, ha sviluppato una passione per la scrittura e la musica classica, che lo ha portato a recensire opere liriche per 14 anni in teatri prestigiosi come il Teatro alla Scala, il Covent Garden e l’Opéra di Parigi. Ha inoltre curato contenuti culturali e musicali per diverse pubblicazioni. Negli ultimi anni ha scritto per la rubrica In Arte, trattando di mostre, teatro e arti letterarie a Roma, collaborando con istituzioni come le Scuderie del Quirinale e i Musei Vaticani. Ha recensito spettacoli teatrali, con particolare attenzione al musical e alla prosa, ed è accreditato presso i principali teatri italiani. La sua competenza lo ha reso un ospite frequente in programmi televisivi culturali, oltre a ricoprire il ruolo di giudice permanente per il Premio Letterario Andrea Camilleri. Attraverso i social media, promuove l’arte e la bellezza, fondendo abilmente leggerezza e profondità, rendendo questi temi accessibili a un vasto pubblico.

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