Un nuovo capitolo si apre nella storia della musica rock: il leggendario catalogo dei Pink Floyd, che ha segnato mezzo secolo di storia musicale, sta per cambiare proprietà. La notizia arriva dopo mesi di complesse trattative, rallentate da molteplici fattori: dalle dinamiche interne alla band alle questioni fiscali, fino alle oscillazioni della sterlina britannica.
La collezione musicale della band inglese, che include alcuni dei brani più iconici del rock moderno, era rimasta tra gli ultimi grandi cataloghi ancora disponibili sul mercato, specialmente dopo la cessione del repertorio dei Queen a Sony Music per la cifra record di un miliardo di dollari lo scorso giugno. David Gilmour, storico chitarrista del gruppo, ha recentemente confidato a Rolling Stone che la decisione di vendere non è stata guidata principalmente da motivazioni economiche, quanto piuttosto dal desiderio di porre fine alle continue controversie legate alla gestione condivisa del patrimonio musicale. La notizia segna un momento storico nel panorama dell’industria musicale, considerando l’influenza culturale e artistica che i Pink Floyd hanno esercitato negli ultimi cinquant’anni.
I Pink Floyd raggiungono un accordo con Sony Music per la cessione di tutto il loro catalogo musicale per 400 milioni di dollari. L’accordo include alcuni dei brani più ascoltati degli ultimi 50 anni come Money, Wish You Were Here e Another Brick in the Wall e diritti d’immagine. Restano invece esclusi i testi delle canzoni. In passato anche Warner e BMG erano stati interessati all’affare. Il gigante nipponico dell’intrattenimento, già proprietario dei diritti musicali di icone come Bruce Springsteen e Bob Dylan, consolida ulteriormente la sua posizione nel mercato delle leggende del rock. Un’operazione finanziaria di notevole portata ha visto il gruppo Apollo, colosso del private equity, iniettare ben 700 milioni di dollari nelle casse di Sony Music, con l’esplicito intento di espandere il proprio portfolio nel segmento della musica “vintage”. La mossa strategica si inserisce in un più ampio piano di acquisizioni nel settore dei cataloghi musicali storici, un mercato che negli ultimi anni ha visto una crescente competizione tra i principali player dell’industria discografica. L’investimento testimonia la crescente rilevanza economica del patrimonio musicale del secolo scorso, sempre più considerato un asset strategico di lungo termine.