Grandi sampietrini in cemento appaiono in vari luoghi della capitale, provocando curiosità e dibattito. Mentre il I Municipio ne annuncia la rimozione, la città riflette sul messaggio dietro le installazioni: un gioco tra passato, presente e futuro.
Il fenomeno dei “san pietroni” a Roma ha scatenato una curiosa attenzione sia tra i cittadini che nelle istituzioni. Queste installazioni, versioni ingigantite dei tradizionali sampietrini in cemento, sono apparse in diverse zone della città: dopo Piazza Cola di Rienzo e via Pietro Pomponazzi, l’ultima “tappa” è stata vicino a Piazza Trilussa, precisamente davanti al locale “Freni e Frizioni”, luogo frequentato dai giovani della capitale.
I “san pietroni”, che sembrano panchine rudimentali, portano un messaggio simbolico: “So’ cresciuto, so’ futuro”. Questa scritta, apparentemente semplice, cela un significato più profondo. Il sampietrino, elemento distintivo del paesaggio urbano romano, viene reinterpretato come simbolo di trasformazione e modernizzazione della città, suggerendo un possibile cambiamento nel tessuto urbano o una nuova prospettiva sull’uso dello spazio pubblico. L’autore di queste opere resta sconosciuto, ma il suo messaggio sembra mirare a creare una riflessione sulla città eterna, mantenendo un legame con il passato, ma guardando al futuro.
La reazione del pubblico è stata variegata. Alcuni vedono in queste installazioni un’opera di street art, in grado di offrire momenti di riflessione sul cambiamento urbano e sulle tradizioni romane. Altri le considerano un’occupazione illecita dello spazio pubblico. Di fatto, il I Municipio si è espresso in favore della loro rimozione, definendole abusive, e ha avviato i primi provvedimenti per smantellarle. Nonostante ciò, la curiosità e il dibattito che queste opere hanno suscitato evidenziano quanto l’interazione tra arte e città sia sentita dai cittadini.
Il sampietrino è un simbolo emblematico di Roma, tanto amato quanto odiato per le difficoltà che spesso comporta nella manutenzione delle strade. Vedere il sanpietrino, elemento così tipico del passato della capitale, “crescere” e diventare simbolicamente più grande attraverso queste installazioni, è un’idea che colpisce. L’autore ha giocato con l’identità romana, trasformando un elemento di disturbo per il traffico e la mobilità in qualcosa di funzionale e ironico, che diventa seduta e provoca una riflessione. Il messaggio “So’ cresciuto, so’ futuro” si lega alla consapevolezza di una città che evolve, ma che al contempo non dimentica la sua storia.
C’è chi intravede, dietro l’anonimato dell’autore, una provocazione nei confronti dell’amministrazione cittadina, vista la difficoltà storica di Roma di gestire le sue strade e i sampietrini stessi. Il fatto che siano realizzati in cemento e non nella tradizionale leucite rafforza questa idea: non si tratta di semplici riproduzioni, ma di una parodia delle strade romane, un’installazione che gioca con il passato per proporre una visione nuova, quasi utopica, di ciò che potrebbe essere la città.
Il quartiere Prati e la zona di Trastevere, dove sono apparse le installazioni, sono luoghi emblematici per Roma, con una forte identità storica e culturale. In questi contesti, i “san pietroni” si pongono come elementi di rottura, attirando l’attenzione e stimolando la curiosità di residenti e passanti.
In attesa di ulteriori sviluppi, il misterioso “serciarolo” (termine che richiama il “sercio”, parola romana per indicare il sampietrino) ha senza dubbio lasciato il segno con una trovata ironica, intelligente e provocatoria, che ha saputo riaccendere il dibattito su uno dei simboli più amati e controversi di Roma.