Da oltre 170 anni, il ruggito del mezzogiorno riecheggia sulla Città Eterna, tra tradizione, curiosità e qualche imprevisto storico.
Roma non si accontenta di un semplice rintocco di campane per scandire il tempo. Troppo banale. Nella Città Eterna, a mezzogiorno, il tempo non si annuncia: si spara. Ogni giorno, puntuale come un orologio svizzero, il cannone del Gianicolo fa tremare l’aria con il suo colpo secco, ricordando a tutti che il pranzo è servito. Una tradizione che resiste dal lontano 1847 e che ancora oggi aggiunge un tocco teatrale alla routine romana.
«A maggior comodo del pubblico, affine di ovviare al disordine che può non di rado arrecare il diverso andamento dei tanti orologi in questa capitale, per ordine superiore cominciando da domani 1° dicembre un colpo di cannone tirato dal Forte S. Angelo annunzierà ogni dì alla popolazione il vero istante e preciso del mezzogiorno, quale appunto dovrebb’essere in pari tempo indicato da tutti gli orologi della città». Così il «Diario di Roma» di martedì 30 novembre 1847 annunciava alla cittadinanza che dal giorno seguente (1° dicembre 1847) sarebbe iniziata una tradizione divenuta nel tempo parte integrante dell’identità culturale della Città Eterna. Sono passati 170 anni da quel primo sparo e ancora tutti i romani lanciano uno sguardo all’orologio – o allo smartphone – quando ascoltano l’eco di quel colpo familiare.
Fu il Pontefice Pio IX a voler marcare il mezzogiorno a Roma con un colpo di cannone a salve per avere un “segnale unico” dell’ora ufficiale e mettere fine al suono scoordinato delle tante campane delle chiese. Inizialmente il colpo veniva sparato dalla terrazza di Castel Sant’Angelo (come mostra una fotografia opera di Gaetano Senni, risalente al 1890 e conservata nel Fondo Becchetti dell’ICCD – Archivio Gabinetto Fotografico Nazionale) e l’artigliere si regolava con l’ingegnoso quanto empirico sistema della “Palla di Sant’Ignazio”.
La determinazione esatta del mezzogiorno proveniva dall’Osservatorio astronomico del Collegio Romano, preposto alla segnalazione visiva tramite una “palla” di vimini, costituita da due tronchi di cono riuniti alla base e ricoperti di panno nero, per meglio spiccare nell’atmosfera. La palla veniva issata alle 11.56 su un’asta di pino alta 6 metri e collocata sul timpano della Chiesa di Sant’Ignazio, e poi fatta scendere alle 12 in punto. Così l’artigliere, fissando con il cannocchiale in direzione di Sant’Ignazio, poteva far esplodere il colpo in coincidenza esatta con la discesa della palla. Un capannello di gente si creava anche sul Corso, all’angolo di Palazzo Sciarra, in un punto da dove si scorgeva perfettamente la discesa della “Palla di Sant’Ignazio”. Quest’ultima andò in pensione il 25 ottobre 1925, sostituita dal segnale telegrafico.
Nel 1930 si aggiunse l’ausilio visivo dei fari rossi agli angoli della Torre Capitolina e sul Vittoriano, accesi per due minuti alle 11.58 per avvisare del colpo imminente. Con l’Unità d’Italia, la tradizione dello sparo del mezzogiorno continuò, ma il cannone venne spostato nel 1895 nei bastioni bassi di Castel Sant’Angelo, poi nel 1903 sulle pendici di Monte Mario e infine dal 24 gennaio 1904 in via definitiva sul Gianicolo.
Sul Gianicolo dall’agosto del 1904 fu utilizzato un cannone campale da 75 mm che era stato impiegato dall’Artiglieria del Regno d’Italia per aprire la Breccia di Porta Pia. Durante la Seconda guerra mondiale la tradizione si interruppe, sostituita dal suono delle sirene. Nel 1959, grazie anche all’iniziativa di Mario Riva e del sindaco Urbano Cioccetti, il cannone tornò in attività in occasione del 2712° Natale di Roma. Alcuni sostengono che anche Giulio Andreotti abbia contribuito alla sua reintroduzione come primo gesto simbolico da ministro della Difesa.
Il cannone venne sostituito diverse volte: nel 1959 con un obice da 149/13, preda bellica dell’Esercito Austro-Ungarico, e nel 1991 con un obice Mod. 14/61, assemblaggio della bocca da fuoco da 105/22 su affusto 88/27 della Seconda guerra mondiale. Oggi il segnale per lo sparo arriva via telefono, ma il fascino della tradizione rimane intatto.
A memoria degli storici e degli appassionati, in tantissimi anni l’appuntamento con il mezzogiorno è mancato pochissime volte: il 16 agosto 1863 per negligenza di un artificiere francese, il 20 settembre 1870 quando a Roma risuonarono le cannonate dell’assedio, il 22 gennaio 2009 per l’improvvisa indisponibilità del sottufficiale capo della squadra dei tre “serventi al pezzo” e il 19 maggio 2020 per un inceppamento. In altre occasioni il cannone ha sparato in ritardo, come nel 1910 o 1911 quando il colpo fece cilecca e dovette essere ricaricato, o l’8 giugno 2019 per un tiro maldestro.
Lo sparo del cannone del Gianicolo è uno degli spettacoli più affascinanti di Roma, rigorosamente gratuito e accessibile a chiunque voglia assistere. Ogni giorno, a mezzogiorno in punto, il rito si compie: la gente si raccoglie, il conto alla rovescia inizia, il colpo esplode e Roma, imperturbabile, continua il suo cammino, tra stupore e tradizione. Un’esperienza unica che unisce storia, spettacolo e un pizzico di adrenalina. Del resto, non capita tutti i giorni di poter dire: “A Roma il tempo si spara, mica si suona.”