Scoperto nel 1906, il Santuario Siriaco del Gianicolo rappresenta un tesoro archeologico unico nel panorama romano. Situato nel rione Trastevere, alle falde di Villa Sciarra, questo complesso ha attratto l’interesse di archeologi e storici per oltre un secolo, offrendo un importante sguardo sui culti antichi che caratterizzavano la vita spirituale della Roma tardoantica. Costruito nel IV secolo d.C. sui resti di edifici preesistenti risalenti al I-II secolo d.C., il santuario fu a lungo considerato un luogo dedicato ai culti siriaci, ipotesi che ne ha dato il nome attuale. Tuttavia, studi recenti suggeriscono una destinazione più complessa, forse legata al culto di Osiride, come indicato dalla scoperta di una statuetta in bronzo di una figura maschile avvolta nelle spire di un serpente.
Il Santuario Siriaco del Gianicolo ha rappresentato un punto focale per comprendere la persistenza dei culti pagani durante il periodo tardoantico. Inizialmente, gli studiosi lo associarono ai culti siriaci per la sua posizione e il contesto archeologico, che sembravano suggerire la presenza di divinità orientali nel cuore della Roma del IV secolo. Tuttavia, dal 2000, grazie a nuove indagini archeologiche e studi più approfonditi, è stata avanzata l’ipotesi che il santuario fosse in realtà dedicato a Osiride, una delle divinità più venerate del pantheon egizio.
La statuetta in bronzo di una figura maschile avvolta da un serpente, oggi conservata al Museo Nazionale Romano, rappresenta un elemento chiave per sostenere questa nuova interpretazione. Trovata in un ambiente sotterraneo, questa figura richiama l’iconografia di Osiride, soprattutto nella sua forma legata alla rinascita e alla rigenerazione, tipica dei culti misterici. La presenza di tale oggetto suggerisce che il complesso potesse ospitare rituali connessi al ciclo di morte e rinascita, particolarmente significativi nel contesto dei culti iniziatici egizi.
Il responsabile del sito, Rocco Bochicchio, ha recentemente sottolineato come il Santuario Siriaco rappresenti non solo un luogo di culto, ma anche un nodo vitale collegato all’attività commerciale e produttiva della Roma antica. Situato vicino agli scali fluviali e ai mercati, il santuario si trovava in una zona che era una vera e propria porta verso il Mediterraneo, permettendo lo scambio di merci, persone e, evidentemente, anche idee religiose. Questa posizione privilegiata facilitava la diffusione dei culti orientali e dei rituali misterici che erano diffusi tra la popolazione romana, in particolare tra le classi mercantili e artigiane.
La riapertura del santuario, come spiegato dalla Soprintendente Speciale di Roma, Daniela Porro, è un momento molto atteso, poiché permetterà al pubblico di accedere a questa area archeologica dopo cinque anni di chiusura. La riapertura coincide con l’avvio di interventi finanziati dal PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) che includono la messa in sicurezza del sito, il restauro delle strutture e la creazione di un’area espositiva e di accoglienza nella ex casa del custode. Questo progetto intende non solo valorizzare il sito archeologico, ma anche renderlo fruibile al grande pubblico, sottolineando l’importanza del patrimonio culturale come elemento di identità e coesione sociale.
La riapertura del Santuario Siriaco del Gianicolo rappresenta un’opportunità unica per immergersi nella complessità della Roma tardoantica, un’epoca in cui il cristianesimo e i culti pagani convivevano e si influenzavano reciprocamente. La possibilità di visitare questo sito archeologico offre al pubblico uno sguardo diretto su un’area che riflette la stratificazione culturale e religiosa di Roma, testimoniando l’incontro tra culti orientali e pratiche locali.
Le visite libere e gratuite si terranno nei giorni 13, 20 e 27 ottobre e il 10 novembre, con intervalli di trenta minuti dalle 9:30 alle 12:30. La prenotazione è obbligatoria, scrivendo a ss-abap-rm.santuariosiriaco@cultura.gov.it. L’ingresso avverrà in via Dandolo 47. Questa iniziativa, volta a favorire la conoscenza e la valorizzazione di un patrimonio spesso poco noto, testimonia la volontà della Soprintendenza Speciale di Roma di promuovere una più ampia fruizione del nostro ricco passato archeologico.
Con il restauro e la futura apertura di uno spazio espositivo, il Santuario Siriaco potrebbe diventare un punto di riferimento non solo per gli studiosi, ma anche per tutti coloro che sono interessati alla storia delle religioni e all’archeologia della capitale. L’attenzione al contesto culturale e alla connessione con le attività economiche dell’epoca aggiunge una dimensione ulteriore alla comprensione del sito, rendendo evidente come la religione e l’economia fossero intrecciate nella vita quotidiana dell’antica Roma. Questa riapertura è, dunque, un passo significativo verso una migliore comprensione del nostro patrimonio e una più profonda valorizzazione della storia millenaria di Roma.