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Inferno di Dan Brown trama e (s)consigli per l’uso

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Inferno di Dan BrownSappiatelo: Sienna è una gran paracula! E’ più banderuola di un democristiano. Chi è Sienna? Se non avete ancora iniziato il libro è la compagna di viaggio di Robert Langdon. Se invece lo avete iniziato ma non finito ve lo dico per risparmiarvi la fatica di leggere un libro mediocre con un finale demmerda: Sienna era l’amante del Dottor Zobrist e in cuor suo vorrebbe la fine del mondo!

Inferno di Dan Brown è una bellissima operazione commerciale planetaria ma sicuramente non è un ottimo romanzo. Firenze, innanzi tutto non è l’unica città in cui si ambienta la vicenda. Ci sono anche Venezia e Istanbul. Al centro della vicenda come il titolo suggerisce c’è appunto Dante e la sua Divina Commedia. Tranquilli, nel libro nulla è noioso o complicato. Non è richiesta alcuna preparazione da ginnasio. E’ sufficiente la scuola dell’obbligo. Anzi, onestamente credo che mio nipote di 7 anni faccia letture più complesse! Il canovaccio è sempre quello. Il professore di simbologia ad Harvard (che credo non esista come cattedra!) Robert Langdon si trova invischiato in un intrigo fra storia, arte, codici e simboli (come in tutti gli altri libri d’altronde!) e l’immancabile complotto destinato a cambiare le sorti dell’umanità. Stavolta però illuminati e massoneria sono messi da parte, con buona pace di Adam Kadmon di Mistero!

L’inizio del libro è anche avvincente: Robert Langdon apre gli occhi e si ritrova in una camera d’ospedale con la testa bendata senza ricordare il motivo della sua degenza. Una dottoressa (Sienna) e un dottore (Marconi) sono le prime due persone che incontra prima che nella camera d’ospedale si scateni un putiferio e una donna al servizio di un’associazione privata (Consortium) uccide il dottore fallendo invece il professor Langdon che scappa con la dottoressa. Da li è un’escalation di avvenimenti che porteranno il dottore e Sienna nei luoghi simbolo di Firenze (Battistero di San Giovanni, Palazzo Vecchio, Palazzo Pitti, Giardini di Boboli, ecc.) alla ricerca del significato di un’immagine proiettata da un marchingegno che Langdon si è ritrovato nella giacca, inseguiti da agenti di questo fantomatico Consortium, talmente potente da essere addirittura supportata dalle forze di polizia locali (vigili, carabinieri e polizia italiani). Si scoprirà alla fine che nessuno era morto perché la pistola era a salve, che la camera d’ospedale era un set organizzato dal Consortium per cancellare la memoria a Langdon e che Sienna era un’abile attrice. Ah dimenticavo…tutto questo trambusto si è svolto per fermare il diabolico piano del Dottor Zobrist (che se la faceva con Sienna), che in nome del progresso intendeva sterminare un terzo della popolazione mondiale in quanto a suo dire, con gli attuali ritmi di natalità avremmo presto esaurito qualsiasi risorsa naturale. Il suo piano prevedeva quindi la diffusione di un virus patogeno che avrebbe colpito in poco tempo milioni di persone. Come la Peste Nera del ’300. L’Inferno come passaggio obbligato per raggiungere il Paradiso. Sia Langdon, che Sienna (che poi pentitasi di aver tradito il professore torna ad aiutarlo per disinnescare il virus), il Consortium e l’Organizzazione Mondiale della Sanità (secondo me un medico della mutua sarebbe bastato!) non sono però riusciti a fermare il virus. Dopo 519 pagine lette in 12 sere prima di addormentarmi, un pomeriggio di pioggia e una giornata al mare ti aspetti che ti venga descritta l’Apocalisse e invece no. L’epilogo ci mostra il professor Langdon che ritorna con un volo Alitalia (ahimè) diretto a Boston, dopo essere passato a Firenze a recuperare i suoi effetti personali, sereno mentre si addormenta pensando a Sienna e alla Dottoressa Sinskey (Alto funzionario dell’OMS) che si trovavano a Ginevra per una riunione d’urgenza su come affrontare la diffusione del virus che di li a poco avrebbe ucciso milioni di persone.

Oltre alla profonda “dilusione” (alla Bastianich) per la storia narrata che lascia molto amaro in bocca, quello che colpisce è l’uso che l’autore fa dei versi della Divina Commedia ai limiti del ridicolo. Capisco che per un americano medio i versi di Dante possano risultare indecifrabili ma che addirittura lo svelamento in alcune pagine del libro della parola CATROVACER possa diventare un enigma irrisolvibile è un’offesa all’intelligenza di molti lettori. Si comprende subito che il significato è invertito e CATROVACE diventa CER CATROVA. Se però nel giro di qualche riga il sottoscritto come molti altri lo comprende subito, a fare la figura del “mona” (come dicono in Veneto) è il professore americano che ci mette pagine e pagine per comprenderlo. Per non parlare poi della descrizione dei luoghi e delle statue in particolare di Firenze. Fossi in Renzi chiederei i danni d’immagine per il semplicismo con cui li descrive. Wikipedia a confronto è più complesso di una spiegazione di Plotino. Potrei andare avanti ore a smontare il libro come si intuisce…

Il libro poi non si fa mancare neanche l’abbondare sfacciato di product placement. Dubito che i riferimenti ad Alitalia, iPhone, iPod, completo Brioni, giacca Harris Tweed, una Fiat, il vino Nebbiolo Gaja e la compagnia di jet privati Netjets siano casuali.

Ovviamente mi aspetto critiche dalla mia recensione, ma se queste provengono dal coloro che alla domanda “qual è il tuo libro preferito?” rispondono “Il Codice da Vinci” sappiate che non mi curerò di loro.

Voto 2. Anzi 25…come gli euri che si è cuccato! Se volete ve lo vendo alla metà! Sarebeb il giusto valore ;)

Andrea Alessandrini Gentili @alessandrinigen

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