Intervista a La Municipal dal Blog di Elisa D’Ospina
Mi capita raramente di innamorarmi al primo ascolto di un brano. Ancor più raramente di un gruppo. Solitamente sono solo alcune canzoni che fanno la differenza, ma con La Municipal è successo qualcosa di raro. Brano dopo brano, ascolto dopo ascolto, nei versi di Carmine Tundo e Isabella, sua sorella, trovavo molte cose di me. Così improvvisamente questo duo è entrato a far parte della mia vita come se ci fossimo conosciuti da sempre. Mi informo su di loro e scopro che il loro primo lavoro è stato pubblicato nel 2013 con il brano “Via Coramari”.
Il loro primo album arriva nel 2016, quando danno alle stampe “Le nostre guerre perdute”, seguito nel 2019, il 29 marzo, dal secondo disco, “Bellissimi difetti”.
Ho incontrato Carmine Tundo e abbiamo fatto due chiacchiere.
• Quale è l’esigenza che ti porta a scrivere?
L’esigenza di resistere alla solitudine e a qualcosa che ti logora dentro, buttare fuori ciò che ti fa stare male raccontandolo, per sentirsi in parte meglio.
• Come nasce la scelta di condividere il palco con tua sorella?
È nato tutto un po’ per gioco, lei viveva a Roma ed io a Lecce e ci vedevamo, vivevamo poco, La Municipàl è stato il nostro modo di vederci accorciando le distanze.
• C’è molto eros nelle tue canzoni, che uomo sei nella vita privata?
Non mi piace raccontare della mia vita privata, anche perché mi racconto già molto/troppo nelle mie canzoni, sicuramente sono quel tipo di persona alla quale non è facile stare vicino.
• “I tuoi bellissimi difetti” è uno dei vostri brani più amati. Il video molto forte. Ci racconti qualche retroscena?
È il brano che mi piace meno dell’album, non lo volevo inserire nella tracklist, poi ho cambiato idea ed è diventato il nostro brano più ascoltato di sempre, devo dire che anche il secondo nostro brano più apprezzato in assoluto “L’universitaria fuori sede” è il brano che odio di più in assoluto, credo di non aver la sensibilità giusta nel valutare la mia stessa musica.
• Vivi in Salento, quanto è importante la tua terra, l’attaccamento alle origini nel tuo lavoro?
Rimanere a Lecce per me è stata una scelta di vita, quella di non fuggire da una terra stupenda ma che offre troppo poco, soprattutto nei periodi più bui, quelli molto lontani dall’immagine estiva e modaiola del Salento, ci sono anche degli inverni da vivere e da affrontare, la maggior parte dei miei amici e familiari sono “scappati” trovando lavoro e stabilità al nord o da altre parti, ma se fuggiamo tutti questa terra è morta.
• Avete aperto concerti importanti come quelli di Niccolò Fabi e Subsonica, l’artista per cui vorresti scrivere o duettare?
Scrivere un brano per Mina sarebbe un grande dono.
• Quale è il sogno nel cassetto di Carmine?
La terra, resettare tutto il sistema e ripartire coltivando la terra.
• Ci indichi una canzone che avresti voluto scrivere tu? I una che ami particolarmente.
Domanda impossibile e difficilissima, perché ce ne sono a milioni, quindi scriverò la prima che mi viene in mente, En e Xanax di Bersani.
• Con che musica sei cresciuto?
Genere diversissimi, ho iniziato a suonare con una band ska-punk, ho attraversato tutti i generi, ma ho per esempio un amore totale per opere come “Notre Dame de Paris”, quindi ho dei gusti abbastanza trasversali.
• Cosa è per te la musica?
Sopravvivenza
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