Il 10 ottobre, alle ore 20.30, presso il Nuovo Teatro Ateneo, si terrà la rappresentazione di “La Tempesta Continua”, uno spettacolo diretto da Claudio Puglisi, liberamente ispirato al romanzo “Immer noch Sturm” di Peter Handke. Questo lavoro si inserisce all’interno di un percorso di ricerca teatrale profondo, caratterizzato da un uso magistrale dell’improvvisazione, che diviene strumento espressivo essenziale per affrontare le tematiche cardine dell’opera: la memoria, l’identità e il rapporto indissolubile tra individuo e Storia. Attraverso questa metodologia, Puglisi offre una messa in scena che rifugge la staticità della rappresentazione teatrale tradizionale, facendo di ogni replica un evento unico e irripetibile, che coinvolge attori e pubblico in un flusso emotivo e intellettuale costante e vitale.
Il romanzo di Handke, pubblicato nel 2010, è un’opera di grande potenza narrativa e simbolica, in cui l’autore esplora la storia della propria famiglia e della comunità slovena di Carinzia, alle prese con le vicende drammatiche della Seconda Guerra Mondiale. “Immer noch Sturm” non è una semplice narrazione autobiografica, bensì un intreccio complesso di memoria collettiva, sogno e mito. Handke, con il suo inconfondibile stile, riesce a evocare non solo la perdita di identità della sua comunità, ma anche la lotta per la sopravvivenza di una memoria culturale che rischia di scomparire sotto i colpi della Storia. La memoria diventa, così, un atto di resistenza contro l’oblio, e il sogno si fa strumento di riconciliazione con un passato perduto, un tentativo di comprensione del presente attraverso il dialogo con gli antenati.
In scena, Claudio Puglisi coglie appieno questa dimensione onirica e memoriale, trasformando il palcoscenico in uno spazio di esplorazione e creazione continua. La sua regia si distingue per un uso sapiente dell’improvvisazione, che permette agli attori di entrare in contatto diretto con le emozioni più profonde del testo e di adattare la propria interpretazione in base alle reazioni immediate del pubblico. Il risultato è una rappresentazione fluida, in costante mutazione, che riflette la complessità dell’opera di Handke, in cui passato e presente si fondono, e dove la storia individuale e collettiva si intrecciano in un dialogo senza soluzione di continuità.
Alla base di questo approccio vi è un percorso formativo radicato negli insegnamenti del fraterno amico e maestro di recitazione poetica Paolo Giuranna, attore e regista di altissima sensibilità, che negli ultimi anni della sua attività didattica presso l’Accademia “Silvio D’Amico” ha trasmesso ai suoi allievi l’importanza della parola poetica nel teatro. Il suo lavoro, insieme a quello di Marialucia Carones, che ha condotto corsi di formazione in Sprachgestaltung (arte del linguaggio) e arte drammatica, ha posto le basi per una pratica teatrale innovativa. Tale metodologia, che affonda le sue radici in una concezione poetica e fisica del linguaggio, trova una connessione suggestiva con le discipline del pentathlon antico – corsa, salto, lotta, lancio del disco e lancio del giavellotto – applicate al lavoro drammatico e poetico. Questo legame, che deriva da studi elaborati e conferenze tenute negli ultimi cento anni, rappresenta una ricerca profonda e innovativa per l’interprete contemporaneo.
In quest’ottica, Puglisi prosegue su un sentiero che rifiuta il teatro come semplice ripetizione, trasformandolo invece in un processo creativo in costante evoluzione. Peter Handke, nel suo lavoro, introduce il concetto di “onirodramma”, ossia una drammaturgia che si fonda sull’esperienza onirica dell’anima, che diviene un mezzo attraverso il quale l’individuo può riscoprire il proprio legame con il passato e con la Storia. Questo concetto richiama le tradizioni della tragedia e della commedia, in cui il riso e il pianto definiscono le esperienze emotive fondamentali dell’anima umana. Nel contesto di “Immer noch Sturm”, il sogno non è soltanto un modo per fuggire dalla realtà, ma diventa uno strumento per riconnettersi con gli avi, con quella parte della Storia che sembra destinata a scomparire, ma che può essere recuperata attraverso l’atto della memoria.
L’uso dell’improvvisazione consente a Puglisi di esplorare in modo dinamico e innovativo questo rapporto tra memoria e sogno, portando in scena una riflessione profonda sul ruolo del teatro come luogo di trasformazione. Questo approccio si lega a una visione più ampia, che trova eco nelle idee di Rudolf Steiner e della sua antroposofia, che concepisce il teatro come un’arte vivente, capace di far emergere le forze spirituali che attraversano il mondo. Per Steiner, il teatro non è solo una forma di espressione estetica, ma un veicolo per la crescita spirituale e culturale, una visione che Puglisi incarna pienamente nel suo lavoro. L’improvvisazione diventa così un mezzo per entrare in contatto con queste forze invisibili, che si manifestano attraverso l’incontro tra attore e spettatore.
Il mito, inoltre, gioca un ruolo cruciale nell’opera di Handke, e in particolare il mito di Orfeo, presente in “Immer noch Sturm”, viene reinterpretato dall’autore in modo innovativo. Nella versione classica del mito, Orfeo perde Euridice guardando indietro; Handke, invece, rovescia questa dinamica: non è chi viene guardato a scomparire, ma colui che guarda. Questo ribaltamento mitologico riflette la poetica di Handke, che gioca con le convenzioni narrative per svelarne le contraddizioni e le complessità. Puglisi, nella sua regia, coglie questa tensione tra il desiderio di ricordare e il rischio di perdersi nel passato, facendone il motore principale del dramma.
Alla fine, “La Tempesta Continua” non è solo un adattamento teatrale, ma un’esperienza complessa e trasformativa, in cui il pubblico è invitato a partecipare a una riflessione collettiva sul tempo, la memoria e l’identità. Come afferma Puglisi, “il teatro è un processo vivo, una creazione continua che coinvolge attori e spettatori in un dialogo costante”. Questo spettacolo diventa quindi un’occasione per esplorare il profondo legame tra passato e presente, per riscoprire l’importanza della memoria e per comprendere come il teatro possa essere uno spazio privilegiato di trasformazione e creazione.
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