Restaurato in 4K con la guida di Andrea De Sica, il film che incanta tra commedia e dramma fa emozionare la Mostra del Cinema: un trionfo senza tempo.

All’indomani del secondo conflitto mondiale, il pubblico italiano dei lettori scopre più a fondo lo scrittore e giornalista napoletano Giuseppe Marotta (1902-1963) grazie alla pubblicazione del suo capolavoro “L’Oro di Napoli”. Questo libro, tra i più famosi del secondo dopoguerra, ispirerà nel 1954 la pellicola omonima diretta da Vittorio De Sica, con un cast d’eccezione: Totò, Sophia Loren, Eduardo De Filippo, Silvana Mangano, Paolo Stoppa e lo stesso De Sica. La pubblicazione del libro di Marotta avviene in un momento in cui Napoli e l’Italia intera sono devastate dai postumi del conflitto bellico, in un periodo in cui è necessario ricostruire materialmente e moralmente. Da un punto di vista letterario, siamo nel pieno del Neorealismo, una corrente che vede nell’arte uno strumento di indagine sulla condizione umana e un mezzo per contribuire alla risoluzione dei problemi concreti della società, auspicando un riscatto civile e morale.

Il libro di Marotta, composto da 36 racconti, descrive una Napoli dove la miseria è eterna, ma dove il popolo sa ribellarsi, arrangiarsi e vivere con creatività, conservando sempre «l’oro» nelle mani, un “oro” che è soprattutto la capacità di sopravvivere alle avversità con dignità e inventiva. Le storie raccolte in “L’Oro di Napoli” sono state inizialmente pubblicate come elzeviri sul «Corriere della Sera» durante la sua permanenza a Milano. Attraverso una narrazione ricca di dettagli e una profonda malinconia, Marotta descrive i luoghi e le persone della sua infanzia, offrendo un ritratto intimo della città che tanto amava. L’opera, intrisa di autobiografia, si apre con una dedica alla madre, figura simbolica di resilienza e forza, che rappresenta il cuore pulsante delle storie raccontate.

L’indice del libro, con titoli come «Le cartoline», «Le canzonette», «L’amore a Napoli», «La morte a Napoli», e «Il miracolo», offre un’ampia panoramica sulla vita della città, trattando temi che vanno dall’umorismo al dramma, dal sacro al profano. Marotta adotta uno stile narrativo che ricorda lo Yorick di Sterne nel “Viaggio sentimentale”: un approccio che ascolta, osserva e annota le emozioni con leggerezza e profondità, con un linguaggio che alterna semplicità a un lirismo ricercato, tipico della tradizione letteraria napoletana.

Questo stesso spirito anima il film “L’Oro di Napoli” di Vittorio De Sica, che trasporta le storie di Marotta sul grande schermo con un cast eccezionale e una sensibilità unica. Durante la lavorazione del film, il set divenne un terreno fertile per aneddoti e momenti memorabili. Vittorio De Sica, regista apprezzato per il suo approccio innovativo e la sua capacità di creare empatia tra il pubblico e i personaggi, riuscì a mettere insieme un cast di attori straordinari, tra cui Sophia Loren, Totò, Silvana Mangano, Eduardo De Filippo e Paolo Stoppa. Ognuno di loro contribuì a plasmare il film con il proprio talento unico e il proprio stile interpretativo.

Totò, uno dei protagonisti più amati, nel suo episodio “Il guappo” mostrò la sua straordinaria capacità di improvvisazione. Durante una scena in cui doveva interagire con altri personaggi, Totò aggiunse spontaneamente battute e gesti che fecero esplodere in risate l’intera troupe. De Sica, colpito dalla naturalezza dell’interpretazione, decise di lasciare molte di queste improvvisazioni nel montaggio finale, arricchendo il film con un’autenticità tutta napoletana.

Sophia Loren, invece, interpretò Sofia, una giovane pizzaiola protagonista dell’episodio “Pizze a credito”. Nonostante fosse agli inizi della sua carriera, riuscì a catturare l’attenzione del pubblico grazie alla sua presenza scenica e al suo carisma. Durante le riprese, Loren insistette per imparare realmente a fare le pizze, convinta che l’autenticità del gesto avrebbe dato maggiore credibilità al personaggio. La sua dedizione e il suo talento naturale contribuirono a rendere la sua performance indimenticabile, segnando l’inizio della sua ascesa nel cinema internazionale.

Anche Eduardo De Filippo, nel ruolo di Don Ersilio Miccio nell’episodio “Il Professore”, portò la sua impronta personale al film. Eduardo, grande conoscitore delle tradizioni e della cultura napoletana, modificò alcune battute per renderle più autentiche e più vicine al linguaggio popolare, arricchendo il film con il suo tocco unico.

Martin Scorsese, parlando di “L’oro di Napoli”, ha ricordato come a New York il film fosse trasmesso frequentemente in televisione, amato da tutti nel quartiere per la sua capacità di muoversi senza sforzo tra la commedia e la tragedia. “È un film che offre una meravigliosa gamma di stili comici e incorpora qualcosa che apprezzo molto nel cinema italiano,” dichiarava Scorsese in “My Voyage to Italy” nel 1999. Carlo Lizzani, nel suo “Storia del cinema italiano”, ha scritto che De Sica realizzò dal libro di Marotta un film dalle “alte qualità, pieno anche di pagine ispirate e di momenti degni del miglior De Sica,” evidenziando scene come il funerale del bambino e la partita a carte tra De Sica e un bambino, momenti che potrebbero figurare in un’antologia del cinema italiano.

Nel corso degli anni, la pellicola originale ha iniziato a mostrare segni di deterioramento, il che ha reso necessario un restauro completo. Nel 2023, un progetto di restauro importante ha preso forma grazie all’iniziativa della Filmauro di Aurelio e Luigi De Laurentiis e al lavoro di Cinecittà. Effettuato in 4K a partire dal negativo scena in 35mm e dal negativo delle colonne ottiche 35mm mono, il restauro è stato realizzato sotto la supervisione artistica di Andrea De Sica, nipote di Vittorio De Sica. Questo restauro meticoloso ha richiesto interventi significativi, tra cui la rimozione di macchie, graffi, spuntinature e vecchie giunte riparate con scotch, oltre alla ricostruzione di fotogrammi danneggiati. È stato inoltre necessario trattare il flicker su molte inquadrature e applicare un color grading accurato per ricreare i contrasti e il look originale della fotografia. Anche la colonna sonora è stata ripulita dai difetti tipici di un supporto dell’epoca, con un intervento specifico per migliorare il rapporto segnale-rumore e ricreare il giusto equilibrio tra suoni ambientali e dialoghi, rendendo persino necessaria la ricostruzione di una battuta a causa di una rottura del supporto.

Ieri sera, “L’Oro di Napoli” è stato proiettato in apertura della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia 2024, un evento atteso con grande entusiasmo dagli amanti del cinema. La scelta di inaugurare il festival con questo capolavoro restaurato ha celebrato la maestria di Vittorio De Sica e la potenza narrativa di Giuseppe Marotta, riconfermando l’importanza del cinema italiano classico e il suo contributo duraturo alla cultura mondiale. La proiezione, che si è svolta nella storica Sala Darsena del Lido, ha offerto al pubblico un’occasione unica per rivivere le storie e i personaggi che hanno reso immortale “L’Oro di Napoli”.

L’opera di De Sica, ispirata dalla profonda sensibilità letteraria di Marotta, continua a essere una testimonianza vibrante della vita napoletana del dopoguerra. Il restauro del film e la sua proiezione a Venezia rappresentano non solo un tributo al passato, ma anche un invito a riflettere sulle storie di uomini e donne che, con pazienza e ingegno, hanno saputo trasformare la loro vita in una continua ricerca di “oro”, inteso come forza, speranza e resilienza. Grazie a questa iniziativa, “L’Oro di Napoli” continua a brillare, testimoniando il valore eterno della cultura e della storia napoletana, rinnovando il suo fascino per le nuove generazioni e assicurandosi un posto d’onore tra i capolavori del cinema mondiale.