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“Bivite lu mieru cautu ca te passa la tosse“, dal salentino “Bevi il vino caldo che fa passare la tosse“. E’ un Negramaro DOC quello che ieri al Palabam di Mantova ha infiammato gli animi di circa 5.000 persone. L’ouverture del concerto è dedicata al Discorso all’Umanità di Charlie Chaplin né “Il grande Dittatore”, un monito di 70 anni fa ancora attualissimo. La storia ahimè non ha insegnato nulla. La Storia dei Negramaro, invece, è Semplice-mente unica. La scaletta comprende tutti i brani che li hanno resi celebri. Si passa dalle più vibranti “Nuvole e lenzuola”, “Mentre tutto scorre” e “Voglio molto di più” alle atmosfere più soft evocate di “Ottobre rosso” e “L’immenso”. Dieci anni di successi raccontati in un album disco di platino e in un tour sold-out parlano chiaro. I Negramaro evocano le stesse caratteristiche del famoso vino a cui si sono ispirati per il loro nome: rossi come la passione che sprigionano ad ogni concerto, intensi e maturi. Un buon motivo per andare ad un loro concerto? Non sono mai scontati e non si sentono arrivati. Hanno ancora tanta energia da donare al loro pubblico.
Un’unica critica: a Bologna Biagio Antonacci ha cantato sul palco con loro. A Montichiari Francesco Renga, a Milano gli Afterhours. Perché a Mantova non c’era nessuno?
di Andrea Alessandrini Gentili @alessandrinigen
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