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Riaperta la Sezione Romana a Paestum: Un Viaggio nel Cuore dell’Antica Roma

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Un percorso millenario tra reperti inediti, acquerelli del Grand Tour e la vita quotidiana di una città in trasformazione.

La riapertura della Sezione Romana a Paestum rappresenta un evento straordinario, una riscoperta che si affaccia sul presente come un ponte teso verso l’antico. Il Parco Archeologico di Paestum, noto per le sue grandiose vestigia greche, ha rivelato ancora una volta la sua natura stratificata, un luogo in cui le epoche si sovrappongono e si intrecciano, facendo emergere nuove storie e identità. La sezione romana, ora finalmente riaperta al pubblico, restituisce una testimonianza fondamentale del passaggio del sito dal periodo lucano e greco a quello romano, un passaggio in cui la città di Paestum cambiò volto, accogliendo una nuova popolazione, nuove architetture e nuovi usi e costumi.

Sabato 16 novembre 2024, a 25 anni dal primo allestimento, ha aperto al pubblico la sezione “Paestum: dalla città romana a oggi” del Museo Archeologico Nazionale di Paestum, intitolata all’archeologo Mario Torelli e dedicata al racconto della storia della città dalla fondazione romana del 273 a.C. al Medioevo. L’esposizione esplora la religiosità, gli spazi pubblici e privati e la vita quotidiana attraverso reperti inediti. Prosegue con incisioni e acquerelli del Grand Tour dalla collezione della Fondazione Giambattista Vico, e si conclude con documenti e foto del XX secolo che illustrano gli scavi e gli studi ancora in corso per la tutela del sito, rappresentando così il legame che connette romanità e contemporaneità con potenza e immediatezza.

Il taglio del nastro di questo importante traguardo per i Parchi Archeologici di Paestum e Velia è avvenuto venerdì 15 novembre 2024, alle 12. Alla cerimonia di inaugurazione sono intervenuti Massimo Osanna, Direttore Generale Musei; Tiziana D’Angelo, Direttrice dei Parchi Archeologici di Paestum e Velia; e Teresa Marino, Funzionario Archeologo dei Parchi Archeologici di Paestum e Velia. Ha concluso Alfonsina Russo, Capo Dipartimento per la Valorizzazione del Patrimonio Culturale. La cerimonia è stata seguita dalla visita alla domus del mosaico di Nettuno, un’occasione per immergersi ancora di più nelle testimonianze della romanità di Paestum.

La Sezione Romana è situata all’interno del Museo Archeologico di Paestum e si distingue per l’accurata esposizione di reperti che testimoniano l’importante trasformazione della colonia, a partire dal 273 a.C., quando Paestum entrò ufficialmente a far parte della sfera romana. Tra i reperti più significativi emergono i frammenti di decorazioni architettoniche, statue, iscrizioni e oggetti di vita quotidiana che delineano il profilo di una città pienamente integrata nell’orbita di Roma. Paestum, originariamente Poseidonia, vede così emergere un nuovo volto, romano, che si intreccia con le tradizioni e la cultura greco-lucana, creando un esempio emblematico di quella complessa convivenza di civiltà che ha caratterizzato il sud della penisola italiana.

Una delle caratteristiche più affascinanti di questa sezione è la narrazione della monumentalità pubblica e della vita privata, due aspetti imprescindibili della città romana. Le nuove scoperte comprendono tratti della viabilità romana che attraversava Paestum, così come resti delle antiche domus, le abitazioni che raccontano il vissuto di una classe sociale che mescolava proprietari terrieri di origine romana e popolazioni locali. I mosaici, con i loro motivi geometrici e i dettagli floreali, evocano le atmosfere delle dimore del tempo, suggerendo un’estetica che richiama il gusto del bello in ogni angolo della casa, dai giardini interni alle sale di rappresentanza.

Un elemento di particolare rilievo è la rappresentazione del foro, l’antica piazza principale che costituiva il cuore pulsante della Paestum romana. Qui, tra il II e il I secolo a.C., vennero edificati i principali edifici pubblici: la basilica, il luogo dove si amministrava la giustizia e si svolgevano le attività economiche, e il tempio, che dimostra l’integrazione delle divinità romane in un contesto già ricco di sacralità greca. La ricostruzione del foro all’interno del museo è suggestiva, con pannelli illustrativi e modellini che permettono al visitatore di comprendere la trasformazione della topografia urbana e la centralità degli spazi pubblici nella vita della comunità.

La riapertura della sezione è stata accompagnata da un lavoro minuzioso di restauro e riallestimento, che ha riportato alla luce i colori, le forme e la vivacità della città romana. I visitatori possono ammirare non solo i resti materiali, ma anche immergersi in una narrazione che restituisce la quotidianità dell’epoca, con l’ausilio di supporti multimediali che rendono l’esperienza più immersiva. Si ha quasi l’impressione di camminare tra le strade lastricate, di intravedere le botteghe aperte lungo le vie principali, di percepire l’eco delle voci che animavano il foro. Le ricostruzioni digitali e i video offrono uno sguardo inedito sul modo in cui i Romani adattarono la città al loro stile di vita, con infrastrutture come le terme e le strade lastricate che facevano di Paestum una città moderna e ben collegata.

La nuova Sezione Romana è anche uno spunto per riflettere sull’importanza della conservazione del patrimonio archeologico. Ogni frammento, ogni iscrizione ci parla non solo di un passato lontano, ma anche della nostra identità culturale. Paestum non è solo una finestra sul mondo greco, con i suoi templi dorici maestosi e il santuario di Hera, ma è anche un racconto della romanità, del modo in cui Roma seppe assorbire e ridefinire le culture locali. Come ha osservato Italo Calvino nei suoi scritti sulle città invisibili, ogni città è fatta di stratificazioni, di storie che si sovrappongono e dialogano tra loro, ed è proprio questo dialogo che rende i luoghi così affascinanti e degni di essere esplorati e compresi.

La sezione romana è dunque un invito a scoprire quelle storie, a comprendere come la città, pur cambiando volto e nome, abbia mantenuto una continuità culturale e sociale che giunge fino a noi. La forza di Paestum sta proprio nella sua capacità di rinnovarsi, di accogliere nuove interpretazioni del passato, e di offrire una chiave di lettura per il futuro.

Con la riapertura della Sezione Romana, Paestum non è solo la culla dei templi dorici meglio conservati d’Italia, ma diventa anche una testimonianza eloquente del dialogo tra civiltà, del passaggio dalla cultura greca a quella romana, e di come questo passaggio abbia forgiato l’identità del territorio. Un’identità che oggi possiamo riscoprire e ammirare, lasciandoci trasportare dalle voci dell’antico, in un viaggio che è al contempo un ritorno alle radici e una proiezione verso ciò che ci rende umani.

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Scritto da
Davide Oliviero -

Laureato in discipline umanistiche presso l'Università di Bologna sotto la guida del Professor Umberto Eco, ha avviato la sua carriera nell'archeologia classica, concentrandosi sulla drammaturgia greco-romana. Il suo interesse per il design lo ha spinto a seguire un corso triennale in design d’interni, continuando nel contempo a lavorare nel campo archeologico. Col tempo, ha sviluppato una passione per la scrittura e la musica classica, che lo ha portato a recensire opere liriche per 14 anni in teatri prestigiosi come il Teatro alla Scala, il Covent Garden e l’Opéra di Parigi. Ha inoltre curato contenuti culturali e musicali per diverse pubblicazioni. Negli ultimi anni ha scritto per la rubrica In Arte, trattando di mostre, teatro e arti letterarie a Roma, collaborando con istituzioni come le Scuderie del Quirinale e i Musei Vaticani. Ha recensito spettacoli teatrali, con particolare attenzione al musical e alla prosa, ed è accreditato presso i principali teatri italiani. La sua competenza lo ha reso un ospite frequente in programmi televisivi culturali, oltre a ricoprire il ruolo di giudice permanente per il Premio Letterario Andrea Camilleri. Attraverso i social media, promuove l’arte e la bellezza, fondendo abilmente leggerezza e profondità, rendendo questi temi accessibili a un vasto pubblico.

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