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Roma, MAXXI: “Bvlgari Prize 2024”

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Nel panorama dell’arte contemporanea, ogni iniziativa che si propone di mettere in dialogo la creatività emergente con istituzioni consolidate costituisce un evento che va oltre la mera celebrazione estetica.Il MAXXI BVLGARI PRIZE 2024 non fa eccezione. Si presenta come un complesso intreccio di significati, un dispositivo che riflette, plasma e interroga il sistema artistico attuale, esplorando al contempo le tensioni sociali, culturali e tecnologiche del presente. Il premio, con le sue molteplici componenti, si configura non solo come una piattaforma espositiva, ma come un vero e proprio campo di forze semiotiche, dove ogni elemento concorre alla costruzione di un discorso stratificato. Le opere site-specific presentate dai finalisti – Riccardo Benassi, Monia Ben Hamouda e Binta Diaw – costituiscono non tanto una risposta quanto una domanda posta allo spettatore, al sistema dell’arte e alla contemporaneità stessa. Ogni lavoro si inserisce in uno spazio che è sia fisico che simbolico, il Museo MAXXI, il quale, con la sua architettura e il suo ruolo istituzionale, diventa il contesto necessario per un dialogo complesso tra tradizione e innovazione, tra la specificità locale e l’apertura globale.

La mostra, a cura di Giulia Ferracci, trova nella sala Gian Ferrari non solo una cornice, ma una cassa di risonanza che amplifica la pluralità di voci rappresentate dai tre artisti. Benassi, nato a Cremona nel 1982, esplora attraverso le sue installazioni il rapporto tra corpo, spazio e tecnologia, sfidando le convenzioni narrative dell’arte visiva. Monia Ben Hamouda, milanese classe 1991, intreccia nella sua ricerca le radici culturali e le identità stratificate, offrendo opere che sono al contempo meditazioni intime e riflessioni universali. Binta Diaw, anch’essa milanese ma di origini senegalesi, nata nel 1995, pone al centro della sua pratica la memoria collettiva, declinata attraverso materiali e forme che evocano una profonda connessione tra presente e passato. Questi tre protagonisti sono stati selezionati da una giuria internazionale che, lungi dall’essere un semplice organo decisionale, rappresenta un mosaico di prospettive critiche e geografie culturali.

Composta da personalità di spicco come Francesco Stocchi, Direttore artistico del MAXXI, e Diana Campbell, Direttrice artistica della Samdani Art Foundation, la giuria riflette una visione ampia e inclusiva, capace di cogliere le sfide dell’arte contemporanea su scala globale.È significativo che l’annuncio dei finalisti sia avvenuto a Parigi, presso l’Ambasciata d’Italia: un gesto che non è solo logistico, ma simbolico, sottolineando l’intreccio tra rappresentanza nazionale e vocazione internazionale che caratterizza il premio. Il processo di selezione, rigoroso e articolato, vede il coinvolgimento di figure autorevoli del panorama artistico italiano, le quali, attraverso la loro sensibilità curatoriale, contribuiscono a delineare una mappa delle tendenze più innovative. Tra i nomi spiccano quelli di critici e curatori come Antonia Alampi, Maria Alicata e Martina Angelotti, ciascuno portatore di una visione unica che arricchisce il dialogo complessivo. Questa pluralità di sguardi conferisce al premio una profondità che trascende la dimensione individuale, rendendolo un evento collettivo in cui convergono molteplici narrazioni. Un elemento distintivo di questa edizione è l’introduzione del MAXXI BVLGARI PRIZE for Digital Art, che premia progetti capaci di esplorare i confini tra arte e tecnologia. Roberto Fassone, insignito della menzione speciale per il suo lavoro, rappresenta una voce che indaga i limiti dell’immaginazione e le possibilità offerte dall’intelligenza artificiale, mettendo in discussione le logiche autoreferenziali del sistema artistico. Questa nuova sezione non è solo un ampliamento del premio, ma una riflessione sulla direzione che l’arte potrebbe prendere in un’epoca sempre più dominata dal digitale.

Il percorso del premio, che culminerà nel gennaio 2025 con l’annuncio del vincitore, non si esaurisce nella celebrazione di un singolo artista, ma si configura come un processo continuo di negoziazione e scoperta. La possibilità per il pubblico di esprimere una preferenza sull’opera più apprezzata introduce un elemento di partecipazione che sfida la tradizionale distanza tra arte e spettatore. In questo senso, il MAXXI BVLGARI PRIZE diventa anche un esperimento sociale, un campo in cui si ridefinisce il ruolo del visitatore, chiamato non solo a osservare, ma a contribuire attivamente alla costruzione del significato.

Nato nel 2001 come Premio per la Giovane Arte, e trasformato nel 2018 grazie al supporto di Bulgari, il premio ha assunto un ruolo centrale nel panorama culturale italiano. Non è solo un trampolino di lancio per giovani talenti, ma un punto di riferimento che documenta e promuove le espressioni più sperimentali e innovative dell’arte contemporanea. Attraverso le sue edizioni, il premio ha costruito un nucleo fondamentale della collezione del MAXXI, contribuendo a definirne l’identità. Ciò che rende il MAXXI BVLGARI PRIZE un fenomeno unico è la sua capacità di intersecare i piani del discorso istituzionale e dell’esplorazione creativa. Le opere selezionate non sono solo oggetti estetici, ma dispositivi che interrogano il presente, esplorandone le contraddizioni e le possibilità. Ogni installazione, ogni progetto digitale, ogni intervento curatoriale diventa un tassello di una narrazione più ampia, che coinvolge non solo gli artisti e i curatori, ma anche il pubblico e il contesto sociale in cui si inseriscono.

Il MAXXI BVLGARI PRIZE non è dunque semplicemente una mostra, ma un’esperienza che invita a riflettere sul senso dell’arte e sul suo ruolo nel mondo contemporaneo. Ogni elemento – dall’allestimento al coinvolgimento del pubblico, dalla giuria internazionale alla nuova sezione digitale – contribuisce a creare un discorso stratificato, in cui la bellezza, l’innovazione e la critica convivono in un equilibrio dinamico. È in questo dialogo costante, in questa tensione tra passato e futuro, che risiede la vera essenza del premio, che non si limita a premiare, ma a interrogare, ispirare e trasformare.

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Scritto da
Davide Oliviero -

Laureato in discipline umanistiche presso l'Università di Bologna sotto la guida del Professor Umberto Eco, ha avviato la sua carriera nell'archeologia classica, concentrandosi sulla drammaturgia greco-romana. Il suo interesse per il design lo ha spinto a seguire un corso triennale in design d’interni, continuando nel contempo a lavorare nel campo archeologico. Col tempo, ha sviluppato una passione per la scrittura e la musica classica, che lo ha portato a recensire opere liriche per 14 anni in teatri prestigiosi come il Teatro alla Scala, il Covent Garden e l’Opéra di Parigi. Ha inoltre curato contenuti culturali e musicali per diverse pubblicazioni. Negli ultimi anni ha scritto per la rubrica In Arte, trattando di mostre, teatro e arti letterarie a Roma, collaborando con istituzioni come le Scuderie del Quirinale e i Musei Vaticani. Ha recensito spettacoli teatrali, con particolare attenzione al musical e alla prosa, ed è accreditato presso i principali teatri italiani. La sua competenza lo ha reso un ospite frequente in programmi televisivi culturali, oltre a ricoprire il ruolo di giudice permanente per il Premio Letterario Andrea Camilleri. Attraverso i social media, promuove l’arte e la bellezza, fondendo abilmente leggerezza e profondità, rendendo questi temi accessibili a un vasto pubblico.

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