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Roma, Museo di Scultura Antica Giovanni Barracco

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Il Museo di Scultura Antica Giovanni Barracco è un elemento fondamentale del sistema Musei in Comune di Roma, situato nel pittoresco rione Parione, nelle immediate vicinanze di Campo de’ Fiori.Questo museo, che ospita una vasta collezione di opere d’arte classica e del Vicino Oriente, nasce dalla generosa donazione del barone Giovanni Barracco al Comune di Roma nel 1904. Giovanni Barracco, privo di eredi diretti, non avendo mai contratto matrimonio né avuto figli, decise di destinare la sua preziosa collezione alla città eterna. In riconoscimento di tale munificenza, gli venne conferita la cittadinanza onoraria di Roma e gli fu garantita un’area adeguata per la realizzazione del museo in Corso Vittorio Emanuele II, proprio di fronte alla chiesa di San Giovanni dei Fiorentini. Il Museo di Scultura Antica, progettato dall’architetto Gaetano Koch, con cui Barracco aveva precedentemente collaborato durante la ristrutturazione e l’adeguamento di Palazzo Madama quando era Questore del Senato del Regno, si configurava come un vero e proprio tempio della scultura antica.

Giovanni Barracco seguì con grande attenzione ogni fase della progettazione e della realizzazione del museo, che si presentava come un edificio dal design classico. Su sua richiesta, il museo fu dotato del primo impianto di riscaldamento in Italia, di ampie vetrate per garantire una corretta illuminazione delle opere esposte e di basi girevoli per permettere una visione a tutto tondo delle sculture. Il museo includeva anche la biblioteca personale di Barracco, rendendolo non solo un luogo di esposizione, ma anche di studio e approfondimento. Negli ultimi anni della sua vita, Giovanni Barracco trasferì la propria residenza in Corso Vittorio Emanuele II, presso il museo, continuando ad arricchire la collezione con nuove acquisizioni. Nel suo testamento, lasciò precise istruzioni affinché i suoi eredi acquistassero pubblicazioni per la biblioteca del museo. Ludwig Pollak, eminente studioso e amico di Barracco, rimase conservatore del museo fino alla sua tragica deportazione da parte della Gestapo nel 1943. Il Museo di Scultura Antica fu demolito nel 1938 a causa dei lavori di sistemazione di Corso Vittorio Emanuele II, resi necessari dalla costruzione del Ponte Vittorio Emanuele II. La collezione fu inizialmente trasferita presso l’Osteria dell’Orso e successivamente nei magazzini dei Musei Capitolini. Nel 1948, il museo trovò una nuova dimora nel Palazzo della Farnesina ai Baullari, lungo Corso Vittorio Emanuele II, messo a disposizione dal Comune di Roma. Questo palazzo, la cui facciata è attribuita ad Antonio da Sangallo il Giovane, fu costruito nel 1523 dal prelato bretone Thomas Le Roy, latinizzato in Tomas Regis, in seguito alla stipula del concordato fra papa Leone X e Francesco I. Il giglio di Francia, simbolo concesso a Le Roy da Francesco I, ricorre in tutta la decorazione della palazzina, conferendo all’edificio il nome di “Piccola Farnesina”. Dopo una serie di vicende ereditarie e giudiziarie, l’immobile passò nel 1671 alla famiglia Silvestri, il cui emblema con lo scorpione compare al primo piano. Infine, fu espropriato nel 1885 dal Comune di Roma durante la tracciatura del nuovo asse stradale di Corso Vittorio per collegare Piazza Venezia a San Pietro. L’edificio fu salvato dalle demolizioni che interessarono i palazzi circostanti, liberato dalle sopraelevazioni aggiunte nel tempo, restaurato e integrato con una nuova facciata su Corso Vittorio, costruita nello stesso stile. I lavori, finanziati “aere publico”, furono conclusi nel 1901, come testimonia l’iscrizione apposta sul cornicione marcapiano lungo Corso Vittorio.

Durante i lavori di consolidamento delle fondazioni nel 1899, furono scoperte strutture pertinenti a una casa romana del IV secolo. Questi resti, a circa quattro metri sotto l’attuale piano stradale, comprendono una pavimentazione in marmo bianco, la base di una fontana circolare, due lati di un peristilio con colonne di riuso del I secolo, affreschi di soggetto acquatico e di caccia, e tracce di pavimenti in opus sectile. Sebbene la destinazione originale dell’edificio non sia chiara e probabilmente mutata nel tempo, questi ritrovamenti rappresentano un prezioso frammento del passato, purtroppo non attualmente visitabili. La collezione del Museo Barracco è vasta e diversificata. Le prime due sale sono dedicate all’arte egizia, con materiali provenienti da aste parigine e scavi in Egitto. Tra le opere spiccano la stele di Nofer della IV dinastia, una piccola statua in legno della XII dinastia, e una rara sfinge femminile attribuita alla regina Hatshepsut della XVIII dinastia. La sala ospita anche un ritratto giovanile di Ramses II e una figura di un sacerdote barbato, erroneamente identificato da Barracco come Giulio Cesare. Fra gli altri reperti, una maschera funebre d’epoca tolemaica e una grande clessidra di Tolomeo Filadelfo. Proseguendo, si incontrano opere di arte mesopotamica, come chiodi di fondazione della terza dinastia di Ur, e rilievi assiri dell’età di Assurnasirpal. Notevoli sono i rilievi raffiguranti arcieri, guerrieri elamiti e palafrenieri, provenienti dal Palazzo di Ninive e risalenti all’epoca di Assurbanipal. La sala III è dedicata all’arte etrusca, con opere come una testa femminile del II secolo a.C. e un cippo funerario proveniente da Chianciano. Inoltre, una statua di Heracles-Melqart e un carro da parata cipriota completano la collezione. La sezione dedicata all’arte greca include teste di Atena dello stile severo, un Hermes Kriophoros, una copia romana del busto del sileno Marsia di Mirone, e diverse protomi di Apollo. Tra i reperti fittili, un rilievo funerario attico e una dedica votiva per Apollo con scene di vita quotidiana.

La collezione ellenistica e romana presenta una testa maschile di Alessandro Magno, una cagna ferita di Sopatro e una statua di un giovane della famiglia Giulio-Claudia. Infine, il museo custodisce un raro frammento di un mosaico policromo del XII secolo, commissionato da papa Innocenzo III per l’antica basilica di San Pietro in Vaticano. Questa straordinaria collezione, frutto della passione e dell’erudizione di Giovanni Barracco, rappresenta un patrimonio culturale di inestimabile valore per la città di Roma e per il mondo intero. La visita al Museo Barracco rappresenta un’esperienza culturale di straordinaria rilevanza e un’opportunità imperdibile per chiunque desideri immergersi nella ricchezza delle antiche civiltà del Mediterraneo e del Vicino Oriente configurandosi come un vero e proprio gioiello nascosto nel cuore di Roma. @photocredit Oliviero Davide

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Scritto da
Davide Oliviero -

Laureato in discipline umanistiche presso l'Università di Bologna sotto la guida del Professor Umberto Eco, ha avviato la sua carriera nell'archeologia classica, concentrandosi sulla drammaturgia greco-romana. Il suo interesse per il design lo ha spinto a seguire un corso triennale in design d’interni, continuando nel contempo a lavorare nel campo archeologico. Col tempo, ha sviluppato una passione per la scrittura e la musica classica, che lo ha portato a recensire opere liriche per 14 anni in teatri prestigiosi come il Teatro alla Scala, il Covent Garden e l’Opéra di Parigi. Ha inoltre curato contenuti culturali e musicali per diverse pubblicazioni. Negli ultimi anni ha scritto per la rubrica In Arte, trattando di mostre, teatro e arti letterarie a Roma, collaborando con istituzioni come le Scuderie del Quirinale e i Musei Vaticani. Ha recensito spettacoli teatrali, con particolare attenzione al musical e alla prosa, ed è accreditato presso i principali teatri italiani. La sua competenza lo ha reso un ospite frequente in programmi televisivi culturali, oltre a ricoprire il ruolo di giudice permanente per il Premio Letterario Andrea Camilleri. Attraverso i social media, promuove l’arte e la bellezza, fondendo abilmente leggerezza e profondità, rendendo questi temi accessibili a un vasto pubblico.

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