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Roma: “Parthenope”, l’incanto della moda e del mito nei costumi di Cinecittà

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“Cinecittà si Mostra” intreccia alta moda e grande cinema, celebrando la tradizione sartoriale italiana attraverso i costumi di Parthenope e i capolavori che hanno fatto la storia del mito sul grande schermo.

“Cinecittà si Mostra”, l’esposizione permanente degli Studi di Cinecittà a Roma, si rinnova e si impreziosisce ancora una volta, e questa volta sembra quasi che il respiro del passato e del presente si intreccino in un abbraccio, trasformando ogni sala in un palcoscenico dell’eterno. Dal 14 dicembre 2024, il cuore della moda e del cinema batte all’unisono sotto i soffitti alti di Cinecittà, dove l’alta moda ha trovato la sua casa grazie alla collaborazione con Saint Laurent per il film “Parthenope”, diretto dall’acclamato Paolo Sorrentino. Con un milione di biglietti già staccati al botteghino, “Parthenope” non è solo un film: è una sinfonia di emozioni, e i suoi costumi, nati dalla mente visionaria di Carlo Poggioli e realizzati con maestria dalla maison francese sotto la guida di Anthony Vaccarello, ne sono il linguaggio visivo.

Nelle sale che ospitano il nuovo allestimento, si avverte una tensione elettrica, quasi magica, come se ogni abito custodisse in sé un frammento di storia e incanto. Gli abiti, indossati da attori del calibro di Celeste Dalla Porta, Luisa Ranieri e Gary Oldman, emergono come totem di un mondo sospeso tra sogno e realtà. Tra questi spicca l’abito argento in georgette di seta ricamata indossato da Celeste Dalla Porta: una creazione eterea, che sembra intrisa di luce lunare. Accanto ad esso, il vestito da sera in satin nero con profonda scollatura a V e spacco laterale, accompagnato da un capospalla in ecopelliccia di visone a costine marrone, racconta una sensualità elegante e senza tempo. E poi c’è lei, Luisa Ranieri nei panni di Greta Cool, avvolta in un mantello in jersey laminato oro e un abito dello stesso tessuto con scollo a cuore: un omaggio esplicito alle dive di un passato che sembra ancora respirare attraverso le pieghe del tessuto.

Ma è forse l’abito gioiello indossato da Celeste Dalla Porta nella scena con il Vescovo interpretato da Peppe Lanzetta a rubare la scena. Una mitria, una collana e una cintura tempestati di pietre preziose, ispirati al Tesoro di San Gennaro, lavorati a mano con una perizia che sfiora l’arte sacra. E poi c’è il completo di lino bianco di Gary Oldman, che nel film incarna lo scrittore John Cheever: una creazione di Cesare Attolini, eccellenza napoletana che trasforma ogni tessuto in un capolavoro di artigianalità senza pari.

Accanto a queste opere contemporanee, si erge una selezione di undici costumi che celebrano il legame eterno tra cinema, fiabe e miti. “C’era una volta” di Francesco Rosi si apre come un portale verso l’infanzia dell’umanità, mentre “Sogno di una notte di mezza estate” di Michael Hoffman si dipana in una danza di luce e colori, con gli abiti eterei di Titania, interpretata da Michelle Pfeiffer, accompagnata da due fate, tutti realizzati dal premio Oscar Gabriella Pescucci. In questo universo fiabesco, “I fratelli Grimm e l’incantevole strega” di Terry Gilliam aggiunge un tocco di mistero, con l’abito-armatura indossato da Heath Ledger, un inno alla dualità di forza e fragilità.

E come dimenticare la magia ipnotica del costume di Fata Bianchina, interpretata da Monica Bellucci ne “Le meraviglie” di Alice Rohrwacher? Disegnato da Loredana Buscemi e confezionato dalla Sartoria Farani, questo abito porta con sé il respiro della terra, della natura selvaggia e incontaminata. A chiudere il cerchio, due abiti indossati da Maria Callas nel film “Medea” di Pier Paolo Pasolini. Realizzati da Piero Tosi, questi costumi sembrano vibrare di un’energia arcaica, evocando la tragica bellezza della maga Medea e il suo tormento eterno.

L’Italia, culla della bellezza e dell’ingegno, vanta una tradizione senza eguali nella sartoria cinematografica. Cinecittà, con il suo passato glorioso, si erge come custode di questa tradizione, un faro che illumina il cammino di un’arte capace di rendere immortale ogni storia. Preservare e valorizzare questi capolavori non significa soltanto onorare la memoria del cinema, ma anche tramandare un patrimonio artigianale che è parte integrante dell’identità italiana.

Non è un caso che Anthony Vaccarello, direttore creativo di Saint Laurent, abbia scelto di creare Saint Laurent Productions, una sussidiaria dedicata alla produzione cinematografica, la prima nella storia di un marchio di lusso. I costumi esposti a Cinecittà, giunti direttamente da Parigi, rappresentano i primi frutti di questa audace iniziativa, una celebrazione del connubio tra moda e cinema.

Questa straordinaria collezione è il frutto di collaborazioni prestigiose con Saint Laurent by Anthony Vaccarello, Cesare Attolini Napoli, Carlo Poggioli, A.S.C. Associazione Italiana Scenografi Costumisti Arredatori e Fenice Calzature. A queste eccellenze va il merito di aver reso tangibile un sogno.

Per arricchire ulteriormente l’esperienza dei visitatori, il Dipartimento Educativo di Cinecittà si Mostra ha organizzato un programma di visite guidate e laboratori didattici. Questi percorsi svelano i segreti dei costumisti e delle sartorie, offrendo uno sguardo ravvicinato a un’arte che unisce tradizione e innovazione in un abbraccio senza tempo.

Cinecittà si Mostra non è solo un’esposizione. È un luogo dell’anima, dove ogni abito, ogni tessuto e ogni dettaglio raccontano una storia di bellezza, sogno e meraviglia. Per chi varcherà quelle porte, il mito, la moda e il cinema non saranno mai stati così vicini. Photocredit @Black Alpaka

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Scritto da
Davide Oliviero -

Laureato in discipline umanistiche presso l'Università di Bologna sotto la guida del Professor Umberto Eco, ha avviato la sua carriera nell'archeologia classica, concentrandosi sulla drammaturgia greco-romana. Il suo interesse per il design lo ha spinto a seguire un corso triennale in design d’interni, continuando nel contempo a lavorare nel campo archeologico. Col tempo, ha sviluppato una passione per la scrittura e la musica classica, che lo ha portato a recensire opere liriche per 14 anni in teatri prestigiosi come il Teatro alla Scala, il Covent Garden e l’Opéra di Parigi. Ha inoltre curato contenuti culturali e musicali per diverse pubblicazioni. Negli ultimi anni ha scritto per la rubrica In Arte, trattando di mostre, teatro e arti letterarie a Roma, collaborando con istituzioni come le Scuderie del Quirinale e i Musei Vaticani. Ha recensito spettacoli teatrali, con particolare attenzione al musical e alla prosa, ed è accreditato presso i principali teatri italiani. La sua competenza lo ha reso un ospite frequente in programmi televisivi culturali, oltre a ricoprire il ruolo di giudice permanente per il Premio Letterario Andrea Camilleri. Attraverso i social media, promuove l’arte e la bellezza, fondendo abilmente leggerezza e profondità, rendendo questi temi accessibili a un vasto pubblico.

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