Casa di Giacomo Balla riapre
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Roma: “Riapre la Casa di Giacomo Balla”

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A partire dal 5 dicembre 2024, in concomitanza con l’apertura della mostra Il Tempo del Futurismo presso la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, Casa Balla riaccoglierà il pubblico. Questo evento non è solo una riapertura fisica, ma una rinnovata immersione nella visione di Giacomo Balla, il maestro che ha fatto della sua abitazione di via Oslavia a Roma un manifesto tridimensionale del Futurismo. A cura del MAXXI, in collaborazione con la Soprintendenza Speciale Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Roma, il progetto si pone come un invito a riscoprire l’arte non come mera contemplazione, ma come esperienza totalizzante.

Casa Balla non è una casa come le altre, e non è neppure un museo nel senso tradizionale. È un microcosmo di creatività e sperimentazione, un luogo dove ogni elemento – dagli arredi alle pareti, dagli utensili agli abiti – porta l’impronta del genio di Giacomo Balla. Nato a Torino nel 1871, Balla è stato una figura cardine del Futurismo italiano, un artista che ha saputo tradurre le istanze radicali del movimento in una pratica quotidiana che abbraccia la vita in ogni suo aspetto. Trasferitosi a via Oslavia nel 1929 con la moglie Elisa Marcucci e le figlie Luce ed Elica, anch’esse pittrici, Balla ha trasformato questo appartamento in un’officina del possibile, una dimora che è al contempo opera d’arte e manifesto politico-culturale.

Il ritorno del quadro Espansione Fiore n.17 (1929 circa), restaurato e reintegrato nel contesto originario grazie al sostegno di IGT, assume un significato speciale. Questa tela, unica superstite di una serie dispersa, torna a ornare le pareti del corridoio, ristabilendo quel dialogo tra spazio e oggetto che è uno dei tratti distintivi della poetica balliana. Qui l’arte non è mai un elemento isolato, ma parte di un organismo vivente, di un tutto armonico che trascende le categorie tradizionali di pittura, scultura e design.

Per comprendere appieno Casa Balla, bisogna considerare il ruolo centrale che il manifesto Ricostruzione futurista dell’universo, firmato da Giacomo Balla e Fortunato Depero nel 1915, ha avuto nella sua concezione. In quel testo, i due artisti proclamano l’intenzione di “ricostruire l’universo rallegrandolo”, di trasformare ogni aspetto della vita quotidiana – dalla moda agli oggetti d’uso, dall’arredamento alla scenografia – in un’espressione di vitalità e innovazione. Casa Balla è la realizzazione concreta di questa utopia. Ogni angolo della casa, ogni mobile, ogni utensile è stato rielaborato con l’obiettivo di creare un ambiente che fosse al contempo funzionale ed estetico, un luogo dove arte e vita si fondono in un’unità inscindibile.

Le pareti dipinte, i mobili decorati, gli abiti disegnati e cuciti in casa testimoniano la capacità di Balla di trasformare materiali semplici e quotidiani in opere d’arte. Questa trasformazione non è solo formale, ma concettuale: ogni oggetto diventa un simbolo, un frammento di una visione più ampia che abbraccia la modernità senza rinunciare a un senso profondo di umanità. È in questo senso che Casa Balla può essere definita un “laboratorio”, un luogo di continua sperimentazione dove la distinzione tra arte alta e arte applicata viene abolita.

Casa Balla non è solo un luogo fisico, ma anche uno spazio di memoria e di dialogo. Negli anni, essa è stata un punto di riferimento per artisti, intellettuali e visionari, un salotto intellettuale dove si respirava l’atmosfera febbrile e innovativa del Futurismo. Questo spirito vive ancora oggi nelle stanze della casa, che non sono semplicemente conservate, ma rivitalizzate attraverso una serie di iniziative che ne fanno un luogo di ispirazione per le nuove generazioni. La sua riapertura nel 2021, in occasione del 150° anniversario della nascita di Balla, è stata un momento cruciale per riportare l’attenzione su un’opera che, pur essendo intrinsecamente legata al passato, continua a parlare al presente.

Tra le peculiarità di Casa Balla c’è la sua capacità di unire funzionalità ed estetica in un connubio che anticipa molte delle istanze del design contemporaneo. Gli oggetti creati da Balla – tavolini, sedie, piastrelle, utensili – non sono solo belli da vedere, ma anche funzionali, e dimostrano come l’arte possa permeare ogni aspetto della vita quotidiana. Questo approccio, che potrebbe essere definito “artigianale” nel senso più nobile del termine, riflette una filosofia che vede nell’arte non un lusso, ma una necessità.

La riapertura di Casa Balla offre anche l’opportunità di riflettere sul ruolo dell’arte come strumento di trasformazione sociale. In un’epoca come la nostra, segnata da profonde disuguaglianze e da una crescente alienazione, la visione di Balla – con il suo invito a costruire un universo “rallegrato” – assume una risonanza particolare. Visitare Casa Balla non è solo un’esperienza estetica, ma anche un invito a ripensare il nostro rapporto con gli oggetti, con lo spazio, con il tempo.

La casa, con il suo caleidoscopio di forme e colori, ci ricorda che l’arte non è mai statica, ma dinamica, un processo continuo di creazione e ricreazione. Ogni stanza, ogni dettaglio racconta una storia, ma lascia anche spazio all’immaginazione del visitatore, che è chiamato a diventare parte attiva di questo universo in perenne trasformazione.

Casa Balla è, in ultima analisi, un luogo di resistenza culturale. In un mondo che spesso tende a ridurre l’arte a merce, essa si pone come un baluardo di un’idea di arte che è al tempo stesso intima e universale, radicata nel quotidiano ma aperta all’infinito. Con la sua riapertura, Casa Balla si conferma non solo come un tesoro del passato, ma come un faro per il futuro, un luogo dove le idee di Giacomo Balla continuano a vivere, a ispirare, a trasformare.

Visitare Casa Balla significa entrare in un mondo dove l’arte non è un ornamento, ma un modo di essere, un modo di vedere e di vivere il mondo. È un’esperienza che ci invita a riscoprire la bellezza non come qualcosa di esterno a noi, ma come una forza intrinseca che può – e deve – permeare ogni aspetto della nostra esistenza.

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Scritto da
Davide Oliviero -

Laureato in discipline umanistiche presso l'Università di Bologna sotto la guida del Professor Umberto Eco, ha avviato la sua carriera nell'archeologia classica, concentrandosi sulla drammaturgia greco-romana. Il suo interesse per il design lo ha spinto a seguire un corso triennale in design d’interni, continuando nel contempo a lavorare nel campo archeologico. Col tempo, ha sviluppato una passione per la scrittura e la musica classica, che lo ha portato a recensire opere liriche per 14 anni in teatri prestigiosi come il Teatro alla Scala, il Covent Garden e l’Opéra di Parigi. Ha inoltre curato contenuti culturali e musicali per diverse pubblicazioni. Negli ultimi anni ha scritto per la rubrica In Arte, trattando di mostre, teatro e arti letterarie a Roma, collaborando con istituzioni come le Scuderie del Quirinale e i Musei Vaticani. Ha recensito spettacoli teatrali, con particolare attenzione al musical e alla prosa, ed è accreditato presso i principali teatri italiani. La sua competenza lo ha reso un ospite frequente in programmi televisivi culturali, oltre a ricoprire il ruolo di giudice permanente per il Premio Letterario Andrea Camilleri. Attraverso i social media, promuove l’arte e la bellezza, fondendo abilmente leggerezza e profondità, rendendo questi temi accessibili a un vasto pubblico.

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