Dal 16 ottobre 2024 al 2 febbraio 2025, gli spazi di CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia – accolgono la più completa esposizione mai dedicata a Modotti in Italia.
Tina Modotti (1896-1942) è una figura cardine della fotografia del XX secolo, un’artista capace di intrecciare arte e impegno politico, vita privata e ideale collettivo. La sua storia è un mosaico di incontri, viaggi e passioni che hanno definito la sua opera come una straordinaria testimonianza dei tempi che ha vissuto.
Nata a Udine, Modotti emigrò giovanissima negli Stati Uniti, dove lavorò come sarta e poi come attrice a Hollywood. Fu a San Francisco che incontrò Edward Weston, il celebre fotografo statunitense che divenne il suo mentore e compagno. L’incontro con Weston rappresentò una svolta fondamentale per Tina, avvicinandola alla fotografia non solo come documentazione della realtà ma come forma d’arte. Assieme a Weston, si trasferì in Messico nel 1923, dove la sua vita e carriera assunsero una dimensione inaspettatamente intensa e militante.
In Messico, Modotti si immerse nel vivace clima culturale e politico degli anni post-rivoluzionari. Qui conobbe personaggi iconici come Diego Rivera, Frida Kahlo e David Alfaro Siqueiros, artisti impegnati nella trasformazione sociale del Paese. L’attivismo politico di Tina si manifestò tanto nelle sue fotografie quanto nella sua vita: divenne membro del Partito Comunista Messicano e usò la sua arte per dare voce agli oppressi, ritraendo lavoratori, contadini e donne con una sincerità priva di retorica. Le sue immagini, spesso contraddistinte da un forte senso della composizione e della luce, rappresentano un manifesto visivo delle lotte sociali e delle disuguaglianze dell’epoca.
Il Messico non fu solo il luogo in cui Modotti maturò artisticamente, ma anche quello delle sue relazioni più intense e significative. Lì intrecciò una relazione con il rivoluzionario cubano Julio Antonio Mella, tragicamente interrotta dall’assassinio di quest’ultimo nel 1929. Nello stesso anno, Tina venne arrestata e accusata, senza prove, di essere coinvolta in complotti politici. Queste vicende segnarono profondamente la sua vita e la costrinsero ad abbandonare il Messico, trasferendosi prima a Berlino e poi a Mosca, dove continuò il suo impegno politico ma si allontanò progressivamente dalla fotografia.
È in questo contesto complesso e appassionato che si inserisce la mostra Tina Modotti. L’opera, che approda a Torino dopo il grande successo di Palazzo Roverella a Rovigo. Dal 16 ottobre 2024 al 2 febbraio 2025, gli spazi di CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia – accolgono la più completa esposizione mai dedicata a Modotti in Italia. Curata da Riccardo Costantini e promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, la mostra è realizzata in collaborazione con Cinemazero e presenta oltre 300 opere, offrendo un ritratto sfaccettato dell’artista e della sua poliedrica produzione.
Le fotografie esposte raccontano la straordinaria capacità di Modotti di catturare l’essenza del suo tempo: dalla dignità dei lavoratori all’ineluttabile realtà della povertà, dalle contraddizioni del progresso alla bellezza della quotidianità. Le sue immagini non sono mai fredde rappresentazioni, ma testimonianze partecipi, animate da una profonda empatia verso i soggetti ritratti. Come scriveva lei stessa: “Io voglio che la mia fotografia contribuisca al cambiamento; voglio che essa sia uno strumento per la lotta, non un oggetto da ammirare”.
La mostra di Torino non si limita a esporre le sue opere più iconiche, ma presenta anche materiali inediti: documenti, ritagli di giornale, video e riviste dell’epoca, offrendo una prospettiva più intima sulla vita di Modotti. Particolarmente significative sono le fotografie della sua prima e unica esposizione, tenutasi nel 1929, che testimoniano l’importanza della sua visione artistica e politica. L’esposizione è accompagnata da un catalogo edito da Dario Cimorelli Editore, che rappresenta una preziosa guida per approfondire l’opera e la vita di questa straordinaria figura.
Tina Modotti fu, come la definì il poeta Pablo Neruda, “Pura come un vetro, nella sua trasparente durezza e nella sua fragilità”. La mostra torinese rende finalmente giustizia all’intensità della sua vita e alla forza delle sue immagini, restituendoci la complessità di un’artista che, con la sua opera, ha saputo raccontare il mondo attraverso gli occhi dell’umanità più vulnerabile e coraggiosa.