L’opera “Tu sì ‘na cosa grande”, installata nella centralissima Piazza Municipio di Napoli, è molto più di una semplice scultura. Si tratta dell’ultimo testamento artistico di Gaetano Pesce, uno dei più celebri e visionari artisti contemporanei italiani, che ha voluto donare alla città partenopea una creazione carica di simbolismo, sentimento e provocazione. L’opera, che si distingue per le sue dimensioni monumentali e il suo design stilizzato, ha suscitato sin da subito reazioni contrastanti: dall’ammirazione alla perplessità, fino all’ironia per la sua forma fallica.
Gaetano Pesce, nato a La Spezia nel 1939 e scomparso nell’aprile 2024, è stato un artista poliedrico, architetto e designer, noto per la sua capacità di mescolare l’arte con il quotidiano, abbattendo i confini tra arte alta e popolare. L’installazione napoletana, che misura 12 metri in altezza, rappresenta Pulcinella, la celebre maschera della tradizione napoletana, ma lo fa in modo del tutto originale e stilizzato, un tratto distintivo delle opere di Pesce. A completare la scultura, due cuori rossi trafitti da una freccia, che rimandano immediatamente all’amore, sentimento di cui Napoli è spesso metafora. Il titolo dell’opera stessa, “Tu sì ‘na cosa grande”, richiama l’omonima canzone di Domenico Modugno, una delle più celebri canzoni d’amore della tradizione musicale italiana.
Nonostante le sue origini liguri, Gaetano Pesce si è sempre sentito legato a Napoli, una città che considerava una seconda casa. Le sue radici affondano infatti nella Penisola Sorrentina, da dove proviene la sua famiglia, e questo legame emotivo si è tradotto nell’idea di dedicare a Napoli una delle sue opere più simboliche. “Tu sì ‘na cosa grande” vuole essere non solo un omaggio alla città, ma anche una dichiarazione d’amore all’identità napoletana, una celebrazione della sua cultura, della sua arte e della sua filosofia di vita. La scelta di rappresentare Pulcinella non è casuale: Pulcinella è la maschera che meglio incarna l’anima di Napoli, capace di essere buffonesca e malinconica, ironica e tragica allo stesso tempo. Pulcinella, con il suo volto bianco e il suo sguardo enigmatico, è il simbolo di una città che vive di contraddizioni, ma che proprio in queste contraddizioni trova la sua bellezza e la sua unicità.
Tuttavia, l’opera non si limita a rappresentare Pulcinella come semplice icona della tradizione. Pesce lo fa in maniera stilizzata, astratta, quasi deformata. Questo approccio rispecchia la poetica dell’artista, che ha sempre privilegiato l’imperfezione e lo scarto, rifiutando il concetto di un’estetica perfetta e immutabile. Le sue opere celebrano la diversità, l’errore, e persino la bruttezza, concetti che Pesce vedeva come parte integrante della bellezza stessa. Anche in “Tu sì ‘na cosa grande”, l’abito stilizzato di Pulcinella richiama questo approccio, offrendo una riflessione sul ruolo della tradizione nel mondo contemporaneo: una tradizione che non deve essere semplicemente celebrata o riprodotta fedelmente, ma reinterpretata e riadattata alla luce delle nuove sfide e sensibilità.
Uno degli aspetti più discussi dell’opera è senza dubbio la sua forma fallica. Il popolo napoletano, noto per il suo acuto senso dell’umorismo e per la capacità di ironizzare su ogni cosa, non ha perso l’occasione per scherzare su questa caratteristica. Tuttavia, dietro l’apparente ironia, si cela una riflessione più profonda sul significato dell’arte e sul suo ruolo nella società. La forma fallica della scultura non è solo una provocazione visiva, ma può essere interpretata come un richiamo simbolico alla vitalità e alla potenza creativa di Napoli. Una città che, proprio come l’arte, è capace di generare e rigenerare sé stessa, di affrontare crisi e risollevarsi continuamente.
In questo contesto, i due cuori rossi trafitti da una freccia, posti accanto alla figura principale, sembrano rappresentare l’idea di un amore non solo romantico, ma anche universale: l’amore per la città, per le sue contraddizioni e per la sua storia. L’inserimento di questo simbolo accanto alla figura di Pulcinella crea un legame tra passato e presente, tra tradizione e innovazione, e tra sentimento e ironia. Questi cuori feriti evocano inoltre la sofferenza e la resilienza della città di Napoli, capace di sopravvivere alle difficoltà e di mantenere sempre un cuore pulsante di vita e di emozioni.
Tu sì ‘na cosa grande rappresenta anche il testamento artistico di Gaetano Pesce, essendo l’ultima opera su cui ha lavorato prima della sua morte. Pesce ha impiegato due anni per completarla, e la sua scomparsa ha aggiunto ulteriore significato all’installazione. L’opera riassume molti degli elementi che hanno caratterizzato la carriera dell’artista: l’attenzione al femminile, la poetica dell’imperfetto, l’utilizzo di materiali inusuali e la capacità di trasmettere messaggi universali attraverso forme apparentemente semplici. Pesce, nel corso della sua lunga carriera, ha sempre cercato di dialogare con il presente, di creare opere che fossero in grado di parlare al pubblico contemporaneo, e “Tu sì ‘na cosa grande” non fa eccezione.
L’installazione di “Tu sì ‘na cosa grande” è un’opera che, al di là dell’ironia suscitata dalla sua forma, merita di essere compresa nella sua interezza e nel suo significato più profondo. È un tributo a Napoli, alla sua cultura e alla sua storia, ma è anche una riflessione sull’arte, sulla bellezza dell’imperfetto e sull’importanza di reimmaginare la tradizione. Come Pulcinella, l’opera di Pesce è destinata a suscitare emozioni contrastanti, ma proprio in questa capacità di stimolare il dibattito e di far riflettere risiede la sua forza e il suo valore artistico.